Perequazioni pensioni: ASPETTANDO LA CONSULTA ... E NON SOLO

Il 24 ottobre 2017 è previsto il pronunciamento della Corte Costituzionale sui ricorsi per la mancata perequazione delle pensioni. Dopo aver organizzato i ricorsi legali e in attesa delle nuova sentenza, riteniamo indispensabile aprire una riflessione ad ampio raggio sulla previdenza pubblica e il relativo diritto costituzionale alla pensione

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Il 24 ottobre 2017 è previsto il pronunciamento della Corte Costituzionale sui ricorsi per la mancata perequazione delle pensioni. Dopo aver organizzato i ricorsi legali e in attesa delle nuova sentenza, riteniamo indispensabile aprire una riflessione ad ampio raggio sulla previdenza pubblica e il relativo diritto costituzionale alla pensione. È evidente che la mancata perequazione è un episodio della lunga marcia di governo, UE, FMI, OCSE e così via verso la distruzione della previdenza pubblica. Tanto è vero che hanno insediato un loro uomo alla presidenza dell'Inps. Se questa è la condizione reale, è bene alzare lo sguardo dal singolo episodio e comprendendo le manovre dell'avversario, costruire un percorso unitario di opposizione sociale e lotte per garantire a tutti una pensione dignitosa e congrua. L'ATTACCO ALLA PENSIONE ha il suo piatto forte nel continuo tentativo continuo di attuare il ricalcolo delle pensioni erogate con il calcolo contributivo consentendo un taglio che va dalle 250 alle 300 euro per le pensioni medio basse. Per quelle elevate il ricalcolo potrebbe essere persino conveniente per il valore dei contributi versati a seguito di retribuzioni elevate. Altro che taglio alle pensioni d'oro. La strumentale battaglia contro i vitalizi, che tra l'altro non sono pensioni, ha solo l'obiettivo di introdurre la possibilità normativa dell'effetto retroattivo delle leggi e del ricalcolo passando dal sistema retributivo a quello contributivo. Nella stessa direzione vanno i progetti di legge di modifica dell'articolo 38 della Costituzione che introduce elementi di vanificazione del diritto costituzionale alla pensione. La difficoltà dell'Inps a procedere è dovuta, oltre che dalle norme, dalla mancanza del profilo contributivo dei singoli pensionati. Ma a questo possono ovviare con invenzioni di ingegneria previdenziale in cui sono esperti. È bene tenere gli occhi aperti per il prossimo futuro. L'altro elemento della campagna per mettere le mani sulle pensioni è l'alto costo della spesa pensionistica relativa al PIL (16%) che ci pone al vertice della spesa dei paesi OCSE. A parte il fatto che occorre tener presente qual'é il valore del PIL di ogni singolo paese, questo dato non tiene conto dell'alto prelievo fiscale sulle pensioni. Mentre in altri paesi la tassazione delle pensioni è minima o inesistente, nel nostro paese è talmente elevata da subire un prelievo fiscale superiore ad un salario dello stesso ammontare. Abbiamo richiesto al Presidente Boeri la quantificazione del prelievo fiscale sulle pensioni, ma ovviamente non abbiamo avuto risposta. PER I LAVORATORI l'obiettivo non è solo quello di allontanare la pensione progressivamente innalzando l'età pensionabile, più alta degli altri paesi UE, ma quello di trasformare il diritto alla pensione in investimento finanziario. L'aumento dell'età pensionabile legato all'aspettativa di vita, che peraltro nel 2015 è diminuita per la prima volta, ma questo non ha prodotto una riduzione dell'età pensionabile, è richiesto ed imposto dalla famosa lettera della BCE, firmata da Trichet. È evidente che stiamo subendo le stesse riforme della Grecia ma in forme diverse con lo stesso risultato però. Tra l'altro l'aumento dell'età pensionabile che già così com'é colpisce le donne del settore privato e del lavoro autonomo, ritarderebbe l'erogazione dell'assegno sociale a quelle fasce di anziani sicuramente in povertà. L'introduzione dell'APE volontaria dissolve il rapporto tra pensione e contribuzione e trasforma il diritto alla pensione in un investimento finanziario ventennale assumendo in proprio i costi del proprio pensionamento. Pagina 2 di 3 I GIOVANI vedono negato il diritto al lavoro e sono umiliati con precarietà a vita, lavoro servile, lavoro nero strutturato, inclusione forzata che vuol dire essere arruolati in un esercito di prestatori d'opera senza diritti e salario, figuriamoci la pensione. È evidente che senza lavoro stabile e retribuito contrattualmente in maniera adeguata, non è possibile versare una contribuzione opportuna e tanto meno aderire ai fondi pensione. La soluzione proposta è una promessa di pensione da fame tra 40 anni, con quale garanzia di futuro non è dato di capire. Se è vero che la loro lotta per il diritto al reddito non può partire dalla pensione il cui requisito si matura tra decine di anni, è anche vero che diventa necessario opporsi a questa beffa e richiedere l'utilizzo dei fondi destinati da qui al futuro per un piano straordinario di assunzioni nella Pubblica Amministrazione in carenza progressiva di operatori. I LAVORATORI IMMIGRATI subiscono una vera e propria altalena sociale, discriminati e spesso sottopagati, sono però un utile salvadanaio per il governo. A fronte di 8 miliardi di contributi da loro versati, ne ricevono indietro sotto forma di pensioni e prestazioni sociali soltanto 3. Un vero e proprio investimento, considerando le difficoltà di richiedere la pensione una volta rientrati nel proprio paese se questo non ha una convenzione attiva con il nostro. L'INPS E IL SUO PRESIDENTE . La nomina del Prof. Boeri alla presidenza dell'Inps è una scelta legata al progetto di distruzione della previdenza pubblica con i suoi interventi e alla trasformazione dell'Inps in bancomat sociale per nascondere le politiche economiche del governo. L'Inps è ormai inaccessibile per pensionati e lavoratori per il sito di difficile accesso e per l'esternalizzazione di servizi di sportello. La contrazione del numero degli operatori, oltre ad essere funzionale alla chiusura delle sedi periferiche, rende la lavorazione delle pratiche estremamente lenta. Screditare l'Inps e la sua funzionalità sono strumenti per creare nell'opinione pubblica il consenso per la futura liquidazione o trasformazione dell'Ente. Difendere la funzione dell'Inps, riappropriarsi del suo ruolo sociale, liberandolo dall'occupazione che Boeri e il governo stanno facendo. È evidente come tutti i soggetti sociali, lavoratori, pensionati, giovani, immigrati, ruotino intorno alla previdenza pubblica e come sia indispensabile e non più rinviabile costruire un percorso unitario di mobilitazione che coinvolga anche i lavoratori dell'Inps. Per questo abbiamo promosso una campagna di iniziative per il mese di ottobre .

 

Roma 23 settembre 2017

USB PENSIONATI