I LAVORATORI PRECARI DELLA PROVINCIA DI MILANO SI INCATENANO E OCCUPANO LA SALA DEL CONSIGLIO

Milano -

Questa mattina i lavoratori precari della Provincia di Milano si sono incatenati davanti a Palazzo Isimbardi, sede della Provincia, e hanno per qualche minuto occupato la sala del Consiglio proprio quando vi erano riuniti tutti i sindaci della Città metropolitana, il nuovo ente territoriale che dovrebbe in un qualche modo, ancora confuso, inglobare e superare l'attuale Provincia. L'occupazione è poi diventata permanente. Protestano perché, dal primo gennaio 2015, saranno mandati definitivamente a casa. A loro si sono uniti dipendenti (anche loro a richio licenziamento) e delegati USB che hanno denunciato che senza i precari e senza la garanzia del mantenimento del posto di lavoro per tutti i dipendenti della Provincia, questa Città metropolitana nasce già morta. “Abbiamo con noi tende e sacchi a pelo per passare la notte – dichiara Piera Saita, delegata USB -. L’occupazione durerà fino a quando questo governo non garantirà il rinnovo dei contratti dei precari e darà certezze sul destino dei dipendenti delle provincie”.

La protesta di oggi si aggiunge a quelle di tante città capoluogo proprio quando si sta concretizzando il disegno che vede una graduale eliminazione delle Province. Un problema complesso dovuto dalla farraginosa legislazione nazionale sui diversi livelli di governo (Regione, Provincia, Comune, Città Metropolitana). I cittadini sono bombardati dai messaggi di giornali e tivù in cui si narra di sprechi dissennati in tutte le province italiane. La realtà invece è molto diversa ed è determinata principalmente dalla sempre più forte richiesta di servizi, impossibili però da esaudire con le risorse via via ridotte di Finanziaria in Finanziaria.  USB è la sola organizzazione sindacale che difende i tanti servizi essenziali erogati dal personale delle Province (scuola, formazione, centri per l'impiego, servizi sociali, agricoltura, viabilità, vigilanza, turismo, cultura, etc). Le proposte USB sono chiare: si deve rivedere a tutto campo il sistema delle autonomie territoriali: per rafforzarlo con nuove risorse, nuovo personale e maggiori mezzi d'intervento e per renderlo più vicino alle necessità dei cittadini. Non per eliminarlo.