LORO FIRMANO, NOI LOTTIAMO. ALLA MAUGERI LA TENSIONE SALE IN VISTA DEL REFERENDUM

Pavia -

Alla fine quella firma l’hanno messa. L’accordo l’hanno sottoscritto. Nonostante l’avversità di infermieri e medici. Adesso è l’ora del referendum. Un banco di prova per tutti: lavoratori, direzione, sindacati collaborazionisti, USB. Cgil, Cisl e Uil faranno di tutto per vincerlo: diffondendo paura, paventando salti nel buio, minacciando cataclismi. USB, e NURSIND, dicono di no, che non firmeranno. Perché non c’è nessuna garanzia sul futuro, sui livelli occupazionali, sui diritti acquisiti, sul mantenimento dei reparti, sulla qualità dei servizi. Niente. Unica certezza la messa in opera di un piano finanziario che prevede la vendita degli immobili per garantirsi denaro fresco e pagare i debitori (in parte gli stessi acquirenti!). Poi si vedrà. La realtà è che da qualche anno la sanità è un business che fa gola a molti, una mucca da mungere, un limone da spremere. I soldi sono sicuri: vengono dallo stato, e anche in grande quantità. Stato che in gran parte, soprattutto in Lombardia, ha rinunciato ad alcuni servizi, i più redditizi, che ha appaltato ai privati tenendo per sé solo o quasi gli oneri maggiori, gli interventi più costosi, le parti più rognose. Il piano di Brugger, l’esimio presidente, è chiaro: non è solo fare cassa. La strategia è stroncare la resistenza di chi lavora alla Maugeri, dividere, mettere in un angolo i sindacati che difendono i lavoratori, USB in testa, avere mano libera di eliminare, spostare, accorpare, dipendenti e reparti. Un piano politico. E allora la risposta deve essere politica. Accumulare forze, cercare alleati, costringere le istituzioni a intervenire. Perché non possono, come hanno fatto finora, chiamarsi fuori, ma dire la loro, difendere il lavoro e sostenere, come è loro dovere, il diritto alla salute dei cittadini. Adesso però è l’ora del referendum. Che si deve vincere. Iniziando a dare la propria disponibilità ai seggi elettorali, nelle commissioni e come scrutinatori. Questi i temi al centro dell’assemblea indetta oggi da USB e NURSIND, un’assemblea posata ma combattiva. Che ha visto imporsi la forza della ragione.