Agenzia delle Entrate e corruzione a Brescia
La rabbia sociale per le politiche fiscali vessatorie non deve riversarsi sulle lavoratrici e i lavoratori.
Quando le colpe dei cattivi padri (i dirigenti) ricadono sui figli (i lavoratori)
A seguito dei gravissimi avvenimenti che hanno portato all’arresto del Direttore Provinciale di Brescia con l’accusa di corruzione, nella mattinata del 9 ottobre 2019, durante il normale orario di apertura degli sportelli dell’Ufficio Territoriale di Brescia 2 di via Sorbanella, un gruppo di cittadini, organizzati da un’emittente radiofonica locale, ha organizzato una manifestazione con striscioni e megafoni, presso il front office, lamentando come l’Agenzia fosse stata inflessibile nel sanzionare la radio e quanto invece fosse disponibile a chiudere gli occhi di fronte alle offerte degli imprenditori.
Non compete a noi emettere sentenze sugli arresti avvenuti a Brescia, ma non possiamo non rilevare che, mentre si è dedicato, ben al di là di ogni ragionevolezza, una spasmodica attenzione verso ogni singolo comportamento dei lavoratori, a livelli alti si sviluppano, in alcuni casi, pericolose commistioni con un mondo economico scaltro e spregiudicato rispetto al quale, siamo fermamente convinti, occorrerebbe ribadire la piena distinzione dei ruoli.
Vogliamo subito chiarire, però, che non c’è nulla di più sbagliato che cedere il passo a facili generalizzazioni che rischiano di alimentare quel clima di odio che da tempo colpisce i lavoratori pubblici e nello specifico quelli del settore fiscale. Lavoratori che da un lato sopportano carichi di lavoro sempre più pesanti a fronte di retribuzioni inadeguate al costo della vita e progressiva contrazione degli organici,dall’altro diventano oggetto di una rabbia sociale che deriva da scelte politiche ed organizzative che invece di stemperare le tensioni contribuiscono ad alimentarle.
Siamo ben consapevoli che ci siano strati sempre più ampi della popolazione che considerano il Fisco come uno strumento che invece di riequilibrare l’ingiustizia sociale contribuisce ad aumentare le diseguaglianze. E lo diciamo a maggior ragione noi, lavoratori pubblici, sui quali si abbatte oltre l’80% del carico fiscale Irpef, mentre da tempo nei confronti delle grandi imprese e delle banche vi è un occhio di riguardo ed una tassazione decisamente più benevola.
Come USB siamo impegnati a difendere i lavoratori e a strappare le migliori condizioni possibili dal punto di vista salariale e normativo, ma allo stesso tempo non rinunciamo a rivendicare la nostra funzione sociale: riallineare il nostro sistema fiscale all’articolo 53 della Costituzione affinché il Fisco non si mostri forte con i deboli e debole con i forti.
Per fare questo occorre che la cittadinanza superi quegli stereotipi cuciti addosso ai lavoratori del Fisco, e che tutti insieme lavoratori e cittadini non cadano nella trappola della guerra tra poveri che, come la storia insegna, è funzionale solo ai potenti.