Aggressione fascista a Palazzo Marino: le prime risposte sono sbagliate e fuorvianti.
La proposta di installare tornelli e metal detector allontana l'attenzione dall'importante tema dei diritti che era al centro del presidio sotto Palazzo marino
Dopo l’aggressione a Palazzo Marino effettuata da un gruppo di neofascisti ai danni di una delegazione in rappresentanza del movimento “Nessuna persona è illegale”, il Sindaco Sala annuncia ai giornali una “svolta sulla sicurezza” attraverso l’installazione di tornelli e metal detector agli accessi del Palazzo. Questa prima risposta, come temevamo, non coglie l’essenza della questione ed è - anzi - fuorviante rispetto al problema reale posto col presidio del 29 giugno. Infatti, la questione dei diritti, simboleggiata dalla frase “Sindaco…la residenza!” non è stata assolutamente affrontata in quasi nessun intervento delle forze politiche e istituzionali successivo ai fatti. Deviare da quel percorso vuol dire in qualche modo fare il gioco di quel manipolo di fascisti che, ricorrendo alla violenza, si proponeva magari proprio l’obiettivo di distogliere l’attenzione dalle nostre richieste, al fine di negare diritti umani e civili a migranti e rifugiati.
In merito all’idea dei tornelli e dei metal detector, aggiungiamo che la presenza di questi ausili non è una risposta valida nemmeno sul piano tecnico (oltre che su quello politico), visto che l’aggressione si è svolta a suon di calci e pugni che notoriamente non vengono rilevati da questo tipo di macchine. L’istallazione di queste barriere, invece, apparirebbe come un ulteriore elemento di separazione e di allontanamento tra i cittadini e le istituzioni.
Si tratterebbe, insomma, di derubricare un serio problema politico a mera questione di sicurezza e, attraverso l’idea semplicistica dei metal detector, scaricarlo sulle spalle dei dipendenti pubblici che si troverebbero a supplire per l’ennesima volta a carenze evidenti della classe politica che governa le nostre città.
Non si può, infine, tollerare che venga consentito l’accesso ai palazzi istituzionali, con un azione ben pianificata, a soggetti palesemente facinorosi e anticostituzionali per appartenenza politica; cosa della quale le forze dell’ordine avrebbero dovuto essere a conoscenza, attraverso i servizi di intelligence. Circostanza necessaria ma che evidentemente non si è verificata il 29 giugno per ragioni ancora da chiarire e per venire a conoscenza delle quali l’USB ha già incontrato il Prefetto di Milano che si è detto già impegnato nella ricostruzione dei fatti e che ha già in programma un incontro sia col Questore che con il Sindaco.