CIALTRONE, INCAPACE, PAROLAIO: IL FALLIMENTO DEL GOVERNO RENZI SUL LAVORO AI GIOVANI
Un miliardo e 500 milioni di euro: questa la somma stanziata dalla Commissione europea per creare lavoro ai giovani disoccupati italiani. Risultato: su 2.254.000 ragazzi che non studiano e non lavorano, solo 412.015 hanno aderito al piano “Garanzia Giovani”. Di questi 160.178 sono stati contattati per un colloquio e solo 12.273 hanno poi ricevuto un’offerta di lavoro. Un vero e proprio fallimento dovuto, secondo il ministro del lavoro Giuliano Poletti (è sempre bene ricordare: ex presidente della Lega Coop nazionale), “alla traduzione del nome, che doveva essere ‘patto’ non garanzia, cosa che ha indotto a pensare che garantisse posti di lavoro”. Peggio la toppa che il buco: proprio la parola garanzia doveva indurre i giovani a partecipare, cosa che invece non è stato. Innanzitutto il governo non ha creato, come raccomandato dall’Unione europea, l’Autorità pubblica di coordinamento ma ha affidato l’operazione a una fantomatica “struttura di missione” che ha terminato il suo lavoro a fine 2014 e non è stata sostituita. Le Regioni poi, paradossalmente soprattutto quelle a più alto tasso di disoccupazione, hanno fatto poco o nulla buttando soldi in convegni e siti internet che non funzionano. Addirittura in Sicilia il bando è stato aperto e subito chiuso per poca trasparenza sui sistemi adottati per l’erogazione dei finanziamenti. Si aggiungano le solite procedure lunghe e burocratiche. Da sottolineare che, a fronte della raccomandazione europea che aveva individuato nel contratto di apprendistato la tipologia più idonea a creare esperienza, tirocinio e lavoro, la stragrande maggioranza dei, pochi, contratti stipulati è stata quella a tempo determinato. La preferita dalle aziende. Visto il disastro dell’iniziativa, il governo ha apportato dei correttivi: una correzione alla profilazione dei giovani e più bonus a contratti a termine inferiori a sei mesi e a quelli di apprendistato. Correttivi che non porteranno a nessun beneficio. Ma c’è ancora di più: il governo ha affidato la gestione del programma Garanzia Giovani alle agenzie di somministrazione lavoro private. Un affarone per Manpower e soci perché, invece di offrire servizi di orientamento, profilazione, inserimento lavorativo, per i quali sono pagati, svolgono il loro normale lavoro di reclutamento per le aziende e, se tra i candidati riscontrano giovani che rientrano nei parametri previsti da GG, ve li inseriscono. Un bel guadagno per loro ma anche per le aziende che si vedono proporre lavoratori di cui hanno bisogno a costo zero. Ultima chicca: il 18 febbraio del 2013 la Cgil aveva pubblicato sul suo sito un appello che invitava a firmare una petizione per istituire anche in Italia il programma europeo Garanzia Giovani. A tutt’oggi non risulta che si sia adoperata per controllare come poi il programma sia stato messo in atto. Nessuna sorpresa: un altro tassello, se ce ne fosse ancora bisogno, per dimostrare come questo sindacato abbia a cuore il lavoro, dei giovani ma anche di tutti gli altri.