Classi pollaio e senza insegnanti. Le scuole di Milano in ginocchio
Comincia il nuovo anno scolastico e si ripresentano i soliti vecchi problemi: cattedre di sostegno non assegnate e studenti stipati nelle ormai tristemente note classi-pollaio.
Gli insegnanti dell'Istituto Marignoni-Polo sono in mobilitazione da alcuni giorni perché con l'inizio del nuovo anno si sono trovati di fronte una situazione insostenibile: mancano 5 cattedre di sostegno che l'AT di Milano si è tenacemente rifiutato di assegnare (compresa una cattedra che una sentenza del TAR aveva ordinato di attivare); non sono state autorizzate 2 classi prime e 3 classi quinte, con la conseguenza che gli studenti iscritti sono stati in parte rifiutati e in parte ridistribuiti nelle classi autorizzate.
In altre parole la scuola pubblica statale, in barba al dettato costituzionale, ha respinto un gran numero di studenti (i conti della segreteria parlano di 40 ragazzi rifiutati), molti dei quali in obbligo formativo, dei quali non si sa più nulla, se cioè abbiano trovato un'altra scuola da frequentare o se abbiano abbandonato gli studi.
L'istruzione professionale statale e la formazione professionale regionale sono segmenti della scuola frequentati dagli studenti che appartengono alle fasce più deboli della popolazione: stranieri con scarsa competenza linguistica in italiano, ragazzi respinti da altri ordini di scuola, studenti con alle spalle situazioni familiari complesse e disagiate: per tutto questo mondo l'Istituto Marignoni-Polo è spesso stato l’ultima risorsa prima dell'abbandono.
La mancata autorizzazione di ben 5 classi rischia di tradursi direttamente per molti studenti nell’abbandono di qualsiasi percorso di formazione.
Il comportamento dell'AT di Milano mostra con grande chiarezza la sfacciata ipocrisia di tutti i governi succedutisi negli ultimi anni, che proclamano l'impegno per il contrasto alla dispersione scolastica e poi tagliano classi con la mannaia.
"L'ufficio scolastico territoriale ha subito chiarito la sua posizione", dichiara Alessia Corsi, delegata USB e RSU dell'istituto, che insieme ad un numeroso gruppo di colleghi ha avuto un incontro mercoledì pomeriggio con il direttore, dott. Yuri Coppi, "e ha calato la maschera: non ci sono risorse, ci è stato detto. Tuttavia, dopo un serrato confronto, il direttore ha assicurato che avrebbero cercato di "raggranellare" le risorse necessarie.
Gli studenti non respinti sono stati infilati nelle altre classi che oggi scoppiano: classi con 30 studenti di cui 4 disabili, 33 studenti di cui 2 disabili, 28 studenti di cui 3 disabili.
Questa è la scuola dell'inclusione, della didattica personalizzata e individualizzata, la scuola vicina alle esigenze di ogni ragazzo che, prima di essere uno studente, è una persona con bisogni specifici di attenzione e di cura.
Ma i problemi non finiscono qui: "Alcuni studenti disabili sono rimasti a casa per alcuni giorni, perché l'ufficio scolastico non ha assegnato tutte le cattedre di sostegno necessarie" ribadisce Sergio Schneider, RSU dell'istituto, "e alcuni studenti hanno soltanto 4 ore di sostegno a settimana: in queste condizioni non si può lavorare".
Alle insistenti richieste di garantire le ore di sostegno previste dai PEI e necessarie per un'efficace azione didattica, l'Amministrazione risponde, con un appena malcelato imbarazzo, che non ci sono soldi.
C'è da chiedersi che cosa accadrà quando entrerà a regime il meccanismo dei GIT (Gruppi per l'Inclusione Territoriali), l'ennesima truffa escogitata dalla legge 107/15 per togliere risorse alla scuola.
In realtà il taglio sistematico alla spesa per l'istruzione, condotto con scientifica efficacia da tutti i governi di tutti i colori, si abbatte sulla scuola statale a tutti i livelli: la segreteria del Marignoni-Polo è oberata da una mole di lavoro che cresce in continuazione (quest'anno si è aggiunto il controllo e la gestione amministrativa delle vaccinazioni nel caos assoluto della normativa) e che viene distribuita su un personale sempre più sottodimensionato: "Il personale è assolutamente insufficiente per gestire l'enorme lavoro richiesto", chiarisce Gabriella Fanchiotti, RSU dell'istituto, "manca ancora un'unità e mezzo e non sappiamo se e quando arriverà qualcuno".
La scuola è un organo costituzionale ma di fatto non interessa a nessuno. È stata più volte oggetto di interventi dissennati di "riforme" che hanno quasi sempre peggiorato la qualità della didattica, promuovendo trasformazioni in ottiche esclusivamente aziendalistiche finalizzate all'"efficienza", cioè al taglio spesa.
USB lotta da sempre contro queste derive "efficientistiche" frutto di più larghe e strutturate imposizioni dell'Unione Europea, volte a creare non una scuola che sappia promuovere un pensiero libero e critico ma una massa di lavoratori docili e ignoranti, pronti ad accettare qualsiasi sfruttamento nel nome delle "competenze" e della flessibilità.
Attendiamo che le promesse, per quanto non soddisfacenti, siano mantenute. USB Scuola resta a disposizione di tutti quei lavoratori che quotidianamente vedono calpestati i loro diritti fondamentali e vigila sull’evoluzione di questo caso e segue con attenzione e cura il lavoro portato avanti dalle RSU e dai lavoratori.