Contro vecchi e nuovi fascismi: oggi in piazza!
Ritornano i fascisti e la giornata di oggi si carica di ulteriori significati, simbolici e concreti. Alle ore 18.00 raduno in Piazza Santo Stefano
Ricordare il 12 dicembre 1969 per noi di USB significa cogliere le analogie passato- presente con cui si declinano la strategia della tensione e della paura.
I tempi della guerra ai poveri, degli accordi che grondano sangue con la Libia, del decoro come dispositivo di controllo e di crimininalizzazione delle marginalità sociali e delle lotte, di esseri umani venduti al mercato degli schiavi e stipati nelle stive di una nave.
Denunciamo la forma più pericolosa del fascismo: quello di Stato. Quello che nega i diritti di cittadinanza nei luoghi di lavoro, attacca il diritto di sciopero e di assemblea, restringe il diritto politico alla manifestazione del pensiero. Sempre di più sono le Procure che inventano teoremi per mettere la museruola a chi lotta e allora ecco che lo sciopero può diventare un mezzo per conseguire un "ingiusto profitto economico". Sempre più sono le forme di fascismo con le carte bollate: precettazioni a chi sciopera, controlli preventivi a chi scende in piazza, fogli di via a militanti e attivisti sindacali.
Fascismo di Stato e stampa di regime, nel cui brodo culturale imperano forme di odio sociale, giunte persino a legittimare il reato di solidarietà, non solo verso chi scappa dalle guerre ma anche verso chi alza la testa.
Sono gli anni delle contrapposizioni inventate tra giovani e anziani, migranti e italiani, pensionati e non, lavoratori pubblici e lavoratori privati, cittadin* e scioperanti, della repressione del conflitto, del sospetto costruito ad arte verso i migranti come arma di distrazione di massa.
Sono gli anni del lavoro precario, dei non lavori, del lavoro gratuito, alternato, col timer; gli anni in cui i diritti conquistati diventano un “freno” allo sviluppo economico, gli anni in cui la schiavitù è a norma di legge, gli anni in cui il Natale a casa dal lavoro è un lusso e il diritto viene vissuto come un privilegio. Gli anni in cui si muore sotto alle ruote di un camion mentre si sciopera.
Gli anni in cui i fascisti, lasciati liberi per anni di fare le loro parate con il beneplacito delle Istituzioni, diventano un'ottima occasione per far ritrovare la perduta verginità alle stesse classi dirigenti responsabili della macelleria sociale che appena un anno fa hanno tentato lo stravolgimento della Carta Costituzionale.
Il 2017 è stato l’anno delle leggi Minniti, dell'esplosione degli effetti del jobs act con lavoratrici e lavoratori che vanno a lavoro con il pannolino pur di non interrompere la catena di montaggio per le cause fisiologiche, È l’anno dell’Alternanza Scuola- Lavoro con gli studenti da alfabetizzare al più presto al lavoro gratuito per essere i perfetti e docili sfruttati deldomani.
L'esplosione della povertà di massa e la sua concentrazione sono il generalizzarsi degli effetti di politiche nazionali e dell’Unione Europea che non si limitano più ai migranti o ai profughi ma che coinvolgono milioni di lavoratrici e lavoratori, pensionati, giovani, indotti dalla propaganda a vedere nei più deboli un capro espiatorio. La guerra tra poveri, sulla quale i venti del profitto e del razzismo speculano, si è letteralmente trasformata in guerra ai poveri.
I paradigmi emergenziali, securitari e in deroga allo Stato di diritto, sono ormai la regola.
Noi non smetteremo mai di denunciare nessuna forma di fascismo. Neanche quella del fascismo di Stato, del fascismo finanziario e delle mercatocrazie Europee che porta alla militarizzazione delle frontiere e delle coscienze rendendo permanente ciò che Piazza Fontana 48 anni fa ha squarciato: il connubio liberticida fra la strategia della tensione e quella della paura.