Covid-19: le aziende sono piene di lavoratori positivi, ma l’ATS Milano svuota i servizi preposti alla vigilanza nei luoghi di lavoro
L'USB scrive al Direttore Generale dell'ATS Milano, Walter Bergamaschi, una dura lettera di critica (in allegato) per la scelta di ridurre il personale addetto alle ispezioni
In Italia, il lavoro continua ad essere una delle più diffuse cause di morte. Una circostanza intollerabile e ulteriormente aggravata dai contnui tagli ai servizi ispettivi di ogni ordine e grado. Oggi, sul lavoro si muore così tanto anche per questo.
L'epidemia da covid19 è destinata ad aggravare ulteriormente una situazione già molto tragica. Per questo abbiamo deciso di prendere con forza posizione contro le scelte dell'ATS Milano Città che ha scelto di destinare ad altri ruoli personale che avrebbe potuto servire per potenziare i sempre più necessari controlli ispettivi. Una scelta che si colloca perfettamente all'interno delle politiche regionali di (assenza di) tutela della salute
Di seguito alcuni passaggi della nostra nota che potete leggere per intero in allegato
[...] Tutti sono concordi (stampa, organi di governo centrali e periferici, istituzioni scientifiche e socio-economiche) nell’individuare la fonte nei luoghi di aggregazione, di ristoro, nei mezzi di trasporto e, a corrente alternata, nella scuola.
Non una parola è dato sentire sulla partecipazione alla diffusione del contagio da parte dei contesti lavorativi, se non indirettamente a proposito dell’opportunità di limitare, incrementando il lavoro agile, il carico sui mezzi di trasporto delle persone. [...]
Eppure i DPCM succedutisi fino ad oggi continuano a ribadire la persistenza dell’obbligo di rispetto delle misure anti CoViD contenute nei protocolli d’intesa del 24 Aprile 2020, per gli ambienti di lavoro in generale e per la cantieristica, e del 20 Marzo 2020 relativo alle attività di logistica; arrivando sistematicamente a prevederne il controllo (su coordinamento dei Prefetti territorialmente competenti) da parte dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro e del Comando Carabinieri per la tutela del lavoro.
Nemmeno un accenno alla potenzialità di controllo dei servizi di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro delle ASL (in Lombardia ATS)
Eppure, le comunicazioni di positività di lavoratori da parte dei loro datori di lavoro e medici competenti non accennano a diminuire, mentre ci si limita ad affrontare tali situazioni solo sul versante (da più parti ormai definito fallimentare) “tracciamento dei casi”, senza intervenire in loco per verificare se le misure di contenimento siano o meno adeguate o se l’azienda sia diventata un focolaio in grado di diffondere il contagio anche al di fuori. Una circostanza assolutamente in linea con l’assunto, ormai dominante, secondo cui la salute pubblica e i diritti ad essa correlati sono sempre più subalterni alle logiche produttive e di profitto (quelle, per intenderci, precluse agli anziani, ormai diventati inutili). Logiche per le quali la Regione Lombardia ha fatto scuola, indebolendo tutti i servizi sanitari territoriali, soprattutto quelli di prevenzione e ispettivi, in un’architettura ben rappresentata dalle attuali ATS: cattedrali svuotate da molte delle funzioni che ne facevano un riferimento certo per la salute pubblica, in quanto dislocate omogeneamente e diffusamente su tutto il territorio. [...]
"E cosa fa, invece, l’ATS della Città Metropolitana di Milano (intere provincie di Milano e Lodi, per un totale di circa tre milioni e mezzo di abitanti)? Alla palese incapacità organizzativa con cui il Dipartimento di Igiene e Prevenzione Sanitaria (DIPS) ha gestito i trascorsi otto mesi (ha ancora senso parlare di effetto sorpresa?) ha deciso di assestare l’ulteriore colpo di grazia ai già assottigliatissimi servizi deputati al controllo e alla vigilanza sulle norme relative alla sicurezza sul del virus SARS-COV 2.
Con il beneplacito del Governo regionale lombardo (anzi, su sua indicazione, recentissimamente reiterata, di “ulteriore riduzione della percentuale minima di controlli da effettuare entro fine anno”) la Direzione ATS, sta arruolando, con una serie di ordini di servizio emessi a partire dal 13 dello scorso mese di Ottobre, tutto il personale sanitario non medico (infermieri e assistenti sanitarie) e parte di quello tecnico afferente ai servizi del DIPS nelle task force ATS anti-coviddeputate all’esecuzione delle indagini epidemiologiche e al call center dedicato. Un saccheggio vero e proprio a danno dei servizi preposti alla prevenzione nei luoghi di vita e di lavoro, a causa della mancata volontà e dell’incapacità di reclutare risorse esterne." [...]
Non risulta che si siano posti il problema le OO.SS. aziendali e territoriali “maggiormente rappresentative”, preventivamente informate di quanto stava per accadere; né che le stesse si siano mobilitate successivamente all’adozione dei provvedimenti in discussione!
Si ritiene sia giunto il momento di dire basta a questa scellerata gestione dell’emergenza, o si pensa di continuare nel decadimento inesorabile di quei servizi che, qualora adeguatamente attivati, potrebbero contribuire efficacemente alla lotta al coronavirus?