DASPO allo Stato di Diritto
A poco più di una settimana dai rastrellamenti dei migranti in Stazione Centrale, l’apparato repressivo dello Stato torna a manifestarsi a Milano con le cariche della polizia in occasione della pacifica contestazione all’esterno del teatro ove era ospite il Ministro degli Interni Marco Minniti.
La repressione si è fatta sistema conclamato e ha trovato nelle leggi Minniti sul decoro, sulla sicurezza e sui migranti il paradigma ufficiale di deroga allo Stato di Diritto.
Leggi che trasformano la povertà e la marginalità sociale in questione di ordine pubblico e sacrificano sull’altare della sicurezza e del decoro la democrazia, il principio di eguaglianza e l’umanità stessa.
Leggi che provano a mettere la museruole alle lotte e criminalizzano in anticipo con un bel DASPO chi osi dissentire e farsi sentire, magari con un presidio o un semplice volantinaggio.
La legge Minniti-Orlando che per i migranti significa introdurre la “disuguaglianza” delle persone anche nei procedimenti giudiziari in base alla diversa provenienza geografica delle persone, negando ai soli richiedenti asilo il diritto di ricorrere al II Grado di giudizio e che di fatto istituisce i giudici speciali, esplicitamente vietati dalla Costituzione. Per i cittadini “comunitari” significa essere assoggettati alla volontà del potere senza possibilità di esprimersi.
L'esplosione della povertà di massa e la sua concentrazione sono il generalizzarsi degli effetti di politiche nazionali e dell’Unione Europea che non si limitano più ai migranti o ai profughi ma che coinvolgono milioni di lavoratori, pensionati, giovani, indotti dalla propaganda a vedere nei più deboli un capro espiatorio. La guerra tra poveri, sulla quale i venti del profitto e del razzismo speculano, si è letteralmente trasformata in guerra ai poveri e agli oppositori.
I paradigmi emergenziali, securitari e in deroga allo Stato di diritto, cominciati per i migranti, stanno diventando la regola.
USB Lombardia, che sperimenta ogni giorno sulla pelle dei propri delegati il prezzo della repressione, esprime piena solidarietà a chi è sceso in piazza per manifestare la propria contrarietà all’autore di tali leggi liberticide, antisociali e disumane e proseguirà la campagna di contrasto e di denuncia degli effetti di tali leggi nei posti di lavoro, nelle piazze, nei luoghi del sapere.