Diritti e dignità per i lavoratori e le lavoratrici in appalto dei musei statali della Lombardia!
La vicenda che si sta consumando in questi giorni in Lombardia, nel silenzio quasi totale delle istituzioni e dei principali media, avrebbe dell’incredibile se non fosse l’ennesimo tassello di un sistema che devasta e svilisce la professionalità, la dignità e le condizioni di troppi lavoratori: quello degli appalti.
Si è infatti di recente conclusa la procedura di cambio appalto per l’affidamento dei servizi di vigilanza e accoglienza afferenti a undici sedi museali statali gestiti dalla Direzione Musei della Lombardia (MiC) dove, accanto a dipendenti pubblici, da anni è impiegato personale esternalizzato per garantire la regolare apertura e fruizione dei siti – alcuni dei quali parte di Siti UNESCO e iscritti alla Lista del Patrimonio Mondiale ufficiale.
La gara è stata vinta da Cosmopol S.p.A., ditta che si occupa di servizi di vigilanza e che subentra alle cooperative Domina e Civis.
Con il precedente appalto, il contratto applicato ai lavoratori esternalizzati era il SAFI, relativo ai servizi ausiliari, fiduciari e integrati di diversi ambiti, caratterizzato da basse retribuzioni e tra l’altro poco rispondente alle effettive mansioni svolte da personale che presta servizio in musei e siti archeologici d’interesse nazionale. Il risultato della nuova gara di appalto è tuttavia, se possibile, ancora peggiore: Cosmopol è infatti intenzionata ad applicare il CCNL Vigilanza Privata e Servizi Fiduciari, che abbassa ulteriormente la paga oraria di base (la quale raggiunge gli standard previsti dal capitolato d’appalto solo con l’aggiunta di superminimi ed altre forme di integrazione) e sminuendo ancora una volta la professionalità e l’esperienza di questi lavoratori che, ricordiamo, prestano servizio in tali siti da almeno 6 anni. Ad ogni modo, il CCNL in questione è noto per essere uno dei più “poveri” del nostro paese, sia in termini di salario che di diritti e tutele lavorative; il settore USB Vigilanza è infatti da tempo in lotta affinché sia revisionato totalmente in senso migliorativo.
A preoccuparci è inoltre anche la modalità attraverso la quale tale cambio di appalto sta avvenendo. La scarsa disponibilità nel comunicare ai lavoratori informazioni importanti riguardo le loro prossime condizioni di lavoro non hanno di certo contributo a migliorare la situazione. Ad esempio, è a nostro avviso indicativo che i futuri dipendenti – tutelati dalla clausola sociale – siano stati convocati di sera, in un centro commerciale, per prendere visione dei nuovi contratti di assunzione e che, nei giorni successivi, siano stati ripetutamente incitati a firmarli nonostante comportassero condizioni peggiorative che loro stessi, come sin da subito hanno fatto presente, non erano disposti ad accettare. Come si evince dalla documentazione a disposizione, la gara è stata infine vinta da Cosmopol con un ribasso di ben il 33,15% sulla base di appalto.
Siamo determinati a supportare le rivendicazioni dei lavoratori esternalizzati dei Musei Statali della Lombardia con ogni mezzo, riservandoci verifiche legali sull’ammissibilità del CCNL e del livello di inquadramento proposti dalla ditta aggiudicataria dell’appalto e spingendo per l’apertura di un tavolo con tutte le realtà sindacali rappresentative alla presenza tanto di Cosmopol, quanto delle istituzioni pubbliche coinvolte. Riteniamo infatti che il committente sia direttamente responsabile delle condizioni di lavoro di chi presta servizio a fianco del personale pubblico, spesso svolgendo mansioni simili se non identiche.
Appoggiamo i lavoratori non sono nel tentativo di strappare oggi le migliori condizioni possibili, a fronte di una gara d’appalto peraltro già formalmente chiusa, ma soprattutto nella volontà di portare avanti un percorso collettivo finalizzato a reclamare in toto quei diritti, quelle tutele e quella dignità lavorativa che sistematicamente, nel settore dei Beni Culturali, sono negati. Perché sebbene tramite accordi e/o integrazioni salariali si possano raggiungere condizioni migliori, resta il fatto che il Safi, il Vigilanza Privata e Servizi Fiduciari (e finanche il Multiservizi) sono contratti che giocano a ribasso sulla pelle dei lavoratori, e che non dovrebbero essere somministrati a nessuno. Ricordiamo inoltre che per i Beni Culturali esiste uno specifico contratto più che dignitoso, eluso dalla stragrande maggioranza delle imprese ma che permette di inquadrare adeguatamente ogni professionista e lavoratore impiegato nel settore: il Federculture.
La piaga degli appalti in un servizio che dovrebbe essere pubblico permette ad aziende, società e cooperative di abbassare gli standard a danno di chi lavora. La direzione verso cui vogliamo muoverci – e a cui invitiamo tutti i lavoratori e le lavoratrici del settore – è perciò quella dell’internalizzazione e stabilizzazione del personale e dell’applicazione del giusto contratto di categoria. Obiettivi, questi, che si centrano solo con la determinazione e la mobilitazione collettiva.
Uniti si vince!
USB Cultura
USB Slang – Sindacato del Lavoro di Nuova Generazione