#EroiUnaMInchia: Non un applauso ma un grido di rabbia
e, dopo il caso Rugani, lancia l’hashtag #EroiUnaMinchia (ricordatevi che ci stanno negando un tampone)
Oggi in Lombardia e in tutto il Paese si svolgerà un flash mob per ringraziare del lavoro incessante tutti gli operatori sanitari. Un applauso unanime sottolineerà lo sforzo enorme a cui tutti sono sottoposti. In un momento in cui l'attenzione generale è rivolta all'emergenza del coronavirus, e che tutti si stanno rendendo conto di cosa possa significare avere un sistema sanitario all'altezza, chiediamo che insieme all'applauso si levi un grido di rabbia per chi ha, negli anni, distrutto il SSN e realizzato questo sistema sanitario criminale, in modo che, finita l’emergenza, si possa discutere su come cambiarlo radicalmente.
Tra gli operatori sanitari della Lombardia -e temiamo presto in altre parti del paese- in queste ore, insieme al doveroso senso di responsabilità, all'impegno strenuo, alla stanchezza e alla paura, si sta facendo spazio anche la rabbia! In molti si sentono abbandonati da un sistema che fino ad oggi li ha sfruttati oltre i limiti, facendoli lavorare costantemente in carenza di organico e al momento con dispositivi di protezione spesso inadeguati, per qualità e quantità, mettendone a rischio la salute. Un sistema che sta negando persino la possibilità di un tampone di controllo a chi lavora a corsia, a stretto contatto con pazienti e colleghi infetti; una circostanza che ha aumentato la rabbia nel leggere che, ad esempio in serie A, ad ogni caso di positività, viene effettuato il tampone a tutta la squadra e all’intero staff. Da questa contraddizione l'idea di lanciare l'hashtag #EroiUnaMIncha, a sottolineare come ad un'idea, comunque esagerata, di eroismo (è il nostro lavoro) che si sta diffondendo tra la gente, si contrapponga un non adeguato livello di attenzione per i lavoratori da parte di chi amministra la sanità.
Un sistema sordo alle richieste che abbiamo costantemente rivolto alle aziende e alle istituzioni. Le compatibilità economiche - dettate spesso dall’UE - hanno impedito per anni di investire sulla sanità pubblica ma non certo di privatizzare, esternalizzare, tagliare posti letto, chiudere reparti e Pronto Soccorso “improduttivi”. E nemmeno quando si poteva assumere e stabilizzare (dal 1 gennaio scorso) gli amministratori regionali e aziendali hanno ritenuto di doverlo fare con la velocità necessaria, malgrado i nostri solleciti.
Corrono adesso che il danno è fatto. Tra l’altro con assunzioni temporanee, con l’evidente intenzione di far tornare tutto alla situazione precedente, finita l’emergenza.
Noi, operatori della sanità lombarda, presenteremo il conto quanto questa emergenza sarà finita.
A chi ha gestito la sanità diciamo: Vi costringeremo a ripensare questo sistema sanitario che avete precarizzato, appaltato, privatizzato, regionalizzato, insomma distrutto! Vi costringeremo a discutere sui veri numeri del contagio, sulla reale situazione degli ospedali lombardi in questa fase, sulla gestione del tutto.
Intanto, in attesa di arrivare alla resa dei conti, vi chiediamo DI METTERE IN SICUREZZA I LAVORATORI DELLA SANITÀ. Questo al momento non sta avvenendo in modo efficace. Mancano DPI, non si capisce la logica dei controlli sui tantissimi contagiati tra i lavoratori, non vi sono controlli efficaci sulle strutture private, da dove ci arrivano segnalazioni di aziende che non forniscono nemmeno le mascherine a chi lavora in corsia.
La Sanità non è una missione che ha bisogno di martiri. La sanità è uno strumento che deve garantire la salute. Chi vi lavora non è un eroe, un martire o un missionario: è un lavoratore che ha competenze in quel settore e ha diritto ad ogni tutela perché non deve morire di lavoro. Deve poter ritornare in famiglia senza paura di portare un ecatombe virale in casa.
Chiediamo
DPI PER TUTTI, CONTROLLI SANITARI PER TUTTI, ASSUNZIONI STABILI DI PERSONALE
LA COSTITUZIONE DI UN FONDO STRAORDINARIO CON FONDI EUROPEI – la stessa Europa che con le sue politiche ha creato questo disastro - che serva a finanziare l’intervento di emergenza e la ricostruzione del sistema sanitario su altre basi e su differenti presupposti:
BASTA PRIVATIZZAZIONI ED ESTERNALIZZAZIONI. ASSUNZIONE E STABILIZZAZIONE DI PERSONALE. RITORNO AL SISTEMA SANITARIO NAZIONALE CON L’ANNULLAMENTO DEI LIVELLI DI AUTONOMIA REGIONALE ED AZIENDALE che, come dimostrano questi giorni di emergenza, impedisce un controllo generalizzato e univoco per gestire l’emergenza.
Un emergenza che, proprio per queste ragioni, speriamo non si allarghi a regioni dove il sistema sanitario è ancora più debole perché, il timore è forte, le conseguenze potrebbero essere inimmaginabili.
USB Sanità Lombardia