Fondazione Costantino Pavia: quando il padrone chiama, il sindacato di servizio risponde, sempre
Il 5 marzo 2025 si è tenuta un'assemblea dei lavoratori della Fondazione Costantino di Pavia indetta da altro sindacato. USB Lavoro Privato intende fornire alcune informazioni che, riferireteci da alcuni lavoratori presenti, riteniamo siano fondamentali, per chi legge e per i lavoratori stessi, per comprendere quali siano, a volte, i rapporti di compromissione tra Padroni e sindacato.
Consideriamo assolutamente inammissibile e totalmente contro qualsiasi logica di tutela dei lavoratori, l’indizione di un’assemblea sindacale che coincida con la data, l'ora e il luogo di una riunione del personale indetta dal datore di lavoro. Tutti insieme appassionatamente. L’assemblea sindacale dei lavoratori è una cosa, la riunione del personale di una società è un’altra. Riteniamo al limite della follia la presenza del datore di lavoro nella stessa sede che dovrebbe essere riservata, e quindi tutelata, per segnalare dei disagi, problemi, difficoltà, e perché no, minacce quando non pressioni psicologiche. Quale tutela sta riservando suddetto sindacato nei confronti dei lavoratori? Per questo riteniamo censurabile il comportamento di un sindacalista che si rende complice di tali eventi. Questo genere di condotta ha un nome: sindacalismo giallo. Sindacalismo che più che fare gli interessi dei lavoratori si preoccupa di dare seguito alle richieste dei padroni, pratica di cui non ci scandalizziamo nemmeno più tanto e che è purtroppo diventata comune per taluni sindacati/sindacalisti e di cui primi ad esserne vittima sono i lavoratori stessi.
Riteniamo scientemente imprecise le indicazioni che sarebbero state date in merito alla licenziabilità di una lavoratrice/lavorarore che aderisce ad uno sciopero. Si chiama sciopero proprio per questo motivo, non siamo noi a sostenerlo ma è la Costituzione italiana che afferma che la lotta sindacale passa anche attraverso il conflitto che si esplica nelle sue molteplici e diverse forme. Lo sciopero è un diritto individuale che si esprime in forma collettiva e non vi è assolutamente alcun obbligo da parte del lavoratore di comunicare con preavviso l'eventuale intenzione di adesione o meno. Il lavoratore in Sciopero non può essere sostituito, fare ciò configurerebbe una chiarissima attività antisindacale la quale è perseguibile. È del solo datore di lavoro, in settori come quello che, come in questo caso, si occupa della cura delle persone, sottoposto ad una infame legge che limita comunque fortemente questo diritto, preoccuparsi entro i termini di legge di fornire i contingenti minimi per lo svolgimento dell’attività lavorativa minima ma ritenuta indispensabile.
Uno sciopero in questi settori viene spesso dichiarato anche e soprattutto a tutela, non solo dei lavoratori, ma degli utenti che a questo servizio si rivolgono. Perché precisiamo questo? Perché queste affermazioni hanno permesso alla parte datoriale ed in tempo reale, di fare pressioni sui lavoratori presenti obbligandoli così a presenziare all'assemblea sindacale in quanto contestuale ad una riunione organizzativa dove, appunto, l'aiuto portato dal sindacalista al padrone è apparso subito chiaro.
Le pressioni psicologiche e le relative frustrazioni portano inevitabilmente qualche lavoratore, che non riesce più a tollerare quanto subisce e quanto vede, a ribellarsi, a volte in forma un po' sopra le righe ma sempre tollerabile, come se di contro lo pseudo datore di lavoro fosse corretto ed educato, e non violento nel linguaggio prevaricatore mettendo così in condizioni decisamente "sfavorevoli" chi prova ad alzare la testa. Il padrone a questo punto licenzia la ribelle (per fortuna non è l'unica ribelle) ponendola ancora più in difficoltà di quando non sia gia, salvo poi, il giorno successivo, l'8 marzo, decantare la magnificenza femminile in quell'ambito lavorativo come se la tossicità del luogo, anche e per (de)merito di chi lo dirige, non sia mai esistita. Si licenzia magari anche inventandosi il pretesto. Punirne uno per educarne cento. Noi non staremo di certo lì a guardare.
Ogni minimo accenno di rivalsa viene deriso e canzonato, anche da alcuni colleghi e colleghe che, come cani pieni di rabbia al guinzaglio del padrone, solo e soltanto su suo "ordine" attaccano e feriscono. Ed è forse questo, insieme al sindacato compiacente, che fa più rabbia. I padroni fanno il loro mestiere, mentre lavoratori e sempre più spesso anche i sindacati che dovrebbero tutelarli, evidentemente no.
TOCCA UNO, TOCCA TUTTI