I LAVORATORI DELLE AGENZIE FISCALI PRESIDIANO LA PREFETTURA: VOGLIONO UN CONTRATTO DEGNO E CERTEZZE SU ORARI, CARICHI E OCCUPAZIONE
Ieri sotto la Prefettura di Milano c’è stato il presidio dei lavoratori dell’Agenzia delle Entrate della città, lavoratori con le idee ben chiare, tutte contenute in un ordine del giorno-documento, sottoposto al voto degli oltre 700 lavoratori, approvato in 5 diverse assemblee quasi all’unanimità. Un documento, già inviato ai dirigenti locali e alla direttrice dell’Agenzia Rossella Orlandi e ieri consegnato dalla delegazione in Prefettura, documento che stigmatizza il ridicolo stanziamento dei fondi del governo per il rinnovo dei contratti dei lavoratori pubblici e affronta i temi più specifici e sentiti dal personale dell’Agenzia: l’incertezza sul destino e sull’autonomia e delle agenzie fiscali, la sproporzione tra le responsabilità professionali-erariali e l’equo riconoscimento salariale, i carichi di lavoro, il continuo far fronte a esigenze lavorative impreviste e ai repentini mutamenti normativi, la mancanza di chiarezza sulle regole da applicare, la richiesta di fabbisogni formativi, la rivendicazione di un metodo di trasparenza nelle scelte di personale a cui sono affidati ruoli di responsabilità.
Soprattutto i lavoratori delle agenzie fiscali sentono il peso di una continua denigrazione mediatica che li indica come ingiusti bersagli della rabbia sociale. Non è pensabile, sostengono, che le continue modifiche normative non siano accompagnate da una seria opera di razionalizzazione dell’esistente. Se il fisco viene percepito come ingiusto o iniquo, debole coi forti e forte coi deboli, le responsabilità non possono certo essere imputate ai semplici lavoratori. Non è accettabile, continuano, che si discuta della eliminazione di un comparto così strategico senza porre la questione della sua specifica autonomia e della delicatezza del suo ruolo. Non è pensabile infine assistere inerti a una pubblica amministrazione che agisce a doppia velocità: fa di tutto per salvare la sua classe dirigente e va a rallentatore con i restanti 40.000 dipendenti. I lavoratori dell’Agenzia non vogliono assistere indifferenti alla chiusura degli uffici e dunque all’arretramento dei presidi di legalità sul territorio. Ieri hanno voluto dare il segnale che la misura è colma e che da Milano sono pronti a mobilitarsi fino a che non vedranno realizzate le loro legittime rivendicazioni.