I PRIMATI DI MILANO: MIGLIAIA DI CASE PUBBLICHE VUOTE, SGOMBERI E SFRATTI A CENTINAIA
Ancora una giornata di resistenza sociale e di vergogna pubblica per le amministrazioni di Milano e della Lombardia. Nonostante il grande lavoro d’immagine per lanciare Expò 2015, la realtà dura di questa città viene allo scoperto con decisione. Un crescente disagio abitativo e una devastante precarietà sono la faccia di una Milano che il sindaco Pisapia e il governatore Maroni vogliono nascondere sotto il tappeto di una vetrina ammiccante e piena di attrattive per nuovi profitti. Una realtà che ancora una volta è emersa grazie alle lotte per il diritto all’abitare, per il riuso della città e contro nuovo consumo di suolo.
Precarietà e cemento, sembrano invece essere gli orizzonti della rendita e dei suoi vassalli, il tutto condito da una buona dose di ordine e pubblico. Il nuovo che avanza ha così indossato la divisa e si fa largo a colpi di manganello, di sgomberi e sfratti. Il primato di Milano, che doveva affermarsi attraverso l’esibizione di una città in buona salute e proiettata verso il futuro, si realizza in tutt’altro modo. La città con il più alto numero di case pubbliche vuote e murate, un impressionante e in crescita numero di sfratti per morosità, una sequela quotidiana di sgomberi di occupazioni per necessità. Il cuore arancione ha smesso di battere?
Questa mattina e per buona parte della giornata gli abitanti resistenti di San Siro, sostenuti dall’AS.I.A./USB e da tanti cittadini solidali, si sono battuti con coraggio per evitare l’ennesimo sgombero di famiglie con bambini. Imponente lo schieramento delle forze dell’ordine, che non hanno lesinato manganellate per eseguire un ordine orrendo: liberare appartamenti pubblici per poi murarli. A chi giova questa politica degli sgomberi? Chi si avvantaggia di questo modo di operare? Tutte domande senza risposta.
Quel patrimonio pubblico ora chiuso, più di cinquemila alloggi tra Aler e Comune di Milano, deve essere reso disponibile subito e le famiglie che vivono in case occupate per necessità devono aver riconosciuto il loro status e non sgomberate. È una vergogna che non sia il buonsenso a governare questa paradossale situazione. Andando avanti così può solo aumentare il disagio e la rabbia sociale. Laddove non interviene la politica è la repressione che avanza. Le complicità non sono consentite e si deve decidere se guardare verso la città che soffre o verso la rendita e il cemento.
Altro che green economy e buon cibo, il biglietto da visita per chi sostiene Expò 2015 è scandito da precarietà, cemento e sgomberi, con buona pace delle promesse fatte o che si continuano a fare. Pinocchio sarebbe stato più adatto come mascotte di quella ufficiale scelta.