Il grande piano di rientro della Prefettura di Milano per le scuole superiori: una buffonata
Oggi sul sito della prefettura di Milano è finalmente leggibile il famoso piano per la ripartenza delle attività dal 7 gennaio e, in particolare, per la riapertura delle scuole superiori. Un piano di cui venerdì 18, quando abbiamo incontrato la Dott.ssa Nardelli In Prefettura, a seguito del presidio di OSA, NoiRestiamo e USB Scuola, la dottoressa si è rifiutata di parlare.
L’indicazione sull’apertura delle scuole superiori e dei Centri di Formazione Professionale è quella di scaglionare gli ingressi entro le 8.00 per il 50% degli studenti e dopo le 9.30 per il restante 25%. Ma a seguire leggiamo una nota che così recita: “Possibilità di rimodulare l’orario di ingresso per singolo istituto laddove compatibile con il TPL e a seguito di tavoli di approfondimento con Comune di Milano/Città metropolitana, Dirigenti scolastici e responsabili TPL”. Come a dire, fatta la legge trovato l’inganno.
Il piano era molto atteso e molto temuto da studenti e insegnanti, perché l’indicazione del governo ai prefetti era quella di scaglionare gli ingressi alle 8.00 e alle 10.00 del mattino, con conseguenze pesantissime sulla didattica – rientrare a casa alle 17 rende la possibilità di studio proficuo davvero minima – sui ritmi di vita di studenti, docenti e famiglie – quasi nessuna scuola superiore italiana è dotata di mensa, quelle poche attività sociali rimaste agli studenti rischiano di essere impossibili – e sull’orario di lavoro dei docenti e del personale ATA, ad anno iniziato e classi assegnate – si pensi all’orario di un professionale o di un liceo artistico che può arrivare a 7 o 8 ore al giorno e che in queste condizioni potrebbe costringere a restare a scuola dalle 8.00 alle 18.00, scuola dove, è bene ricordarlo, non esistono uffici o spazi di permanenza, soprattutto ora che ogni spazio utile è utilizzato come aula.
Nei fatti però la nota permette deroghe alle norme. Perché lo fa?
Perché la situazione del Trasporto Pubblico Locale è tale per cui, al di fuori dell’area del comune di Milano, le aziende non sono in grado o non vogliono modificare gli orari dei mezzi pubblici e/o utilizzare mezzi aggiuntivi: la flotta a loro disposizione è già tutta impegnata e nessun mezzo può essere aggiunto, né alcuna corsa spostata, dicono. Questo significa, come sa chiunque studi nell’hinterland, che gli studenti non avrebbero i mezzi per tornare a casa da scuola dopo le 14.30 e quindi il famoso e famigerato piano rischia di essere inapplicabile. La soluzione è quindi fare deroghe e lasciare che, ancora ogni volta, ogni istituto faccia per sé. Poco e nulla è destinato al monitoraggio dei contagi, ad un piano di screening costante: sotto questo punto di vista non ci sono novità, nessuna risorsa.
Cosa hanno dunque fatto il governo e la regione in questo nuovo periodo di reclusione e faticosissima Didattica a Distanza per docenti e studenti che, è bene ribadirlo, non si sono mai fermati? Hanno immaginato un piano che non prevede alcun reale finanziamento per il rientro in sicurezza a scuola. Per tornare a scuola è necessario, lo ridiciamo con forza:
• investire nel trasporto pubblico, con nuovi mezzi, nuove corse, assunzioni di personale stabile e una logica di servizio pubblico, non subordinata al profitto, che non può essere lasciata ad aziende private e partecipate, cui del servizio, lo hanno dimostrato milioni di volte, non importa alcunché.
• Dimezzare le classi, assumendo i docenti precari, in attesa della conclusione di un assurdo concorso, in numeri decisamente più ampi di quelli previsti e farlo immediatamente.
• Cercare spazi adeguati, anche requisendo spazi privati inutilizzati.
• In conclusione, cambiare la logica del profitto che ha portato l’Italia e la Lombardia ad essere nuovamente in una condizione di perenne emergenza, senza gli strumenti necessari per fronteggiare questa seconda ondata.
Noi registriamo che il 7 gennaio, se davvero docenti e studenti delle superiori torneranno in aula, ci torneranno come carne da macello, come già sono carne da macello quelli delle medie, della primaria e dell’infanzia.
Quello che vogliamo, invece, è tornare a scuola sicuri e protetti, come è nostro diritto, un diritto alla salute e allo studio che ci continua ad essere negato.