La pandemia rivela il classismo del Liceo Manzoni. Atto incostituzionale approvato dal Consiglio d’Istituto.
La situazione di difficoltà legata alla diffusione del Covid mostra il vero volto di una scuola di classe: una scuola che applica selezioni sugli studenti in entrata, violando palesemente l’art. 34 della Costituzione “La scuola è aperta a tutti”, una scuola che si fa portatrice di un concetto di “merito” completamente distorto dalla propaganda degli ultimi decenni.
Il liceo classico Manzoni di Milano chiude le porte agli studenti che, negli ultimi due anni delle scuole di I grado, abbiano meno di 9 e 10 in alcune discipline (italiano, inglese, matematica) e a chi risiede in zone esterne a quella in cui si trova il liceo, una zona di Milano non certo tra le più popolari.
Tale decisione esula dalle competenze del Consiglio di Istituto, che può definire i criteri per accettare gli studenti in caso di numeri troppo alti, sempre comunque attenendosi al principio di inclusività della scuola e al diritto delle ragazze e dei ragazzi di scegliere l’indirizzo di studio più vicino alle proprie inclinazioni.
Chi viene escluso da queste decisioni? Le ragazze e i ragazzi delle periferie innanzi tutto. Quei giovani pendolari tra le zone di Milano che si spostano per frequentare la scuola che hanno individuato idonea alle loro inclinazioni. E non è forse questo il compito della scuola? Aiutare le studentesse e gli studenti a perseguire le proprie aspirazioni ed inclinazioni?
Ancor più grave il fatto che questa scelta arrivi dopo decenni di marketing delle scuole, determinato dall’autonomia scolastica e dall’eliminazione del bacino d’utenza che ha determinato la divisione tra scuole del centro, di serie A e scuole della periferia, di serie B: i ragazzi della periferia per svolgere un percorso scolastico di buon livello spesso devono spostarsi lontano da casa, ma ora glielo vogliono impedire.
Ma la scuola non è un luogo in cui si insegna l’esclusione, l’elitarismo, la separazione. È un luogo di inclusione, di conoscenza, di commistioni tra le mille sfaccettature della società in cui viviamo.
Per salvaguardare il diritto allo studio di tutte e tutti “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (Cost. art. 3), per rendere concreto il principio dell’uguaglianza sostanziale per cui “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale” (Cost. art. 3), Repubblica di cui la Scuola (quella con la S maiuscola) è primo e principale riferimento nella vita di ognuno, USB Scuola Lombardia agirà concretamente, chiedendo di verificare gli atti del CdI e impugnando, nelle sedi necessarie, l’illegittimità e l’incostituzionalità di scelte che mirano a snaturare la reale funzione della Scuola e dell’Istruzione Pubblica Statale.