Lombardia: OK Commissariamento, e poi?
Il Commissariamento va bene ma deve essere accompagnato da proposte per un vero cambio di rotta delle politiche sanitarie.
Il 29 maggio Presidio USB sotto l'assessorato regionale al welfare (Piazza Città di Lombardia, ingresso da Via Restelli)
E’ sempre più chiaro ed evidente a chiunque, anche alla luce dei tanti elementi che quotidianamente emergono a conferma, che il disastro prodotto in Lombardia dall’epidemia è tutto da attribuire alle scelte che hanno caratterizzato le politiche sanitarie regionali, soprattutto da Formigoni in poi. A questo, ovviamente, si aggiunge la tragica incapacità dimostrata dal duo Gallera-Fontana, colpevoli di errori madornali che hanno aggravato una situazione già di per sé molto fragile, a partire da quella di concentrare i malati Covid nelle RSA o dalla mancata istituzione delle zone rosse in quei territori in provincia di Bergamo che registrano incrementi di morti del 600% rispetto agli anni precedenti.
Alla luce di tutto questo, appare comprensibile la richiesta di commissariare la sanità di una regione nella quale gli effetti del virus sono stati più gravi che in qualsiasi altra parte del mondo.
È necessario, però, che ci sia la consapevolezza che il commissariamento non può essere il fine ma solo il mezzo per traghettare la sanità su una rotta diversa da quella estremamente precaria su cui è stata messa negli ultimi decenni, percorsa fino all’impatto con l’iceberg fatale del virus. Per questo servono le proposte per il “dopo”; quelle proposte che oggi appaiono obbligate: stop alla regionalizzazione della sanità; drastica riduzione delle quote di sanità privata che, ove sussistente, deve essere funzionale ad un progetto a tutela della Salute pubblica; ripristino dei posti letto tagliati; riapertura e rafforzamento dei servizi sanitari territoriali, a partire da quelli di prevenzione; assunzione di personale stabile e processi di stabilizzazione dei tanti operatori precari; retribuzioni adeguate.
Senza un’indicazione chiara degli obiettivi e delle riforme da attivare, il commissariamento rischia di essere un’inutile e ingannevole chimera o un ritorno a quella “normalità” che invece si è dimostrata essere il problema.
La sanità in Lombardia -così come altrove- deve tornare ad essere pubblica, universale e gratuita.
Di certo, i contenuti del Decreto Rilancio, tutti temporanei e provvisori, non sembrano indicare quel cambio di rotta necessario e che auspichiamo.