Lotto marzo è stato solo l'inizio

Analisi e prospettive della giornata dell'8 marzo che L'USB ha contribuito a costruire col movimento Non Una Di Meno

Milano -

Abbiamo creduto sin da subito alla forza radicale e innovatrice del movimento non una di meno. Siamo state dal primo momento nei tavoli tematici e nelle assemblee nazionali e territoriali, abbiamo innestato i temi del lavoro e dello Stato Sociale nelle piattaforme di rivendicazione degli 8 punti dell'8 marzo.

Abbiamo scelto di proclamare lo sciopero generale di 24 ore e di costruirlo con assemblee pubbliche nei posti di lavoro, nelle Università, nei Licei.

Siamo state in ogni piazza perché se chiami allo sciopero chiami anche alla piazza, perché l'8 marzo uscisse dalla retorica della festa e ritornasse ad essere una giornata di protesta. 

 Abbiamo portato in piazza il mondo del lavoro in tutte le sue frammentazioni: pubbliche, private, garantite, precarie, intermittenti, ricattabili. Abbiamo rivendicato la congiunzione imprescindibile tra i diritti civili che nutrono la libertà di autodeterminazione delle donne e i diritti sociali in cui la libertà trova espressione concreta: il welfare pubblico e accessibile, il servizio pubblico, il reddito sociale, il diritto all'abitare, la parità salariale, la formazione, la tutela contro i ricatti sul posto di lavoro, le misure di sostegno per la fuoriuscita dalla violenza. 

A Milano, oltre ad aver contribuito alla costruzione e alla partecipazione dei cortei, abbiamo posto il tema specifico dell’obiezione di coscienza entrando al Fatebenefratelli per chiedere che gli obiettori di coscienza non possano stare dentro gli ospedali e il servizio pubblico. 

Siamo state e saremo insieme al movimento nazionale e internazionale oggi presente in oltre 50 Paesi nel mondo, perché la lotta contro ogni forma di violenza, sia essa fisica, psicologica, economica o istituzionale non può che essere dal basso, infragenerazionale e culturale.

Rivendichiamo con forza lo strumento dello sciopero, che il movimento e i sindacati di base hanno individuato come forma tradizionale di lotta più che necessaria per azionare i rapporti di forza. Mostrare il ruolo, il valore e il peso specifico di una pluralità di persone organizzate tramite la privazione di ciò che ogni giorno portano avanti. Lo slogan era semplice, chiaro e dichiarato: "se le nostre vite non valgono, noi non produciamo". 

Lo sciopero per avere un senso reale oltre che estetico, deve mutare la fisionomia delle città e dei posti di lavoro, per cui chi evidenzia l'aspetto divisivo del disagio, sganciandolo dalla sua funzione connaturata, fa il gioco della guerra tra poveri e inverte il concetto di obiettivo col concetto di pratica reale di raggiungimento dell'obiettivo. 

Abbiamo organizzato uno sciopero generale di 24 ore, in mezzo ai silenzi stampa e ai boicottaggi da parte della CGIL, lo abbiamo messo in pratica con ogni fibra razionale ed energetica e lo difenderemo sia nei posti di lavoro, che nei giornali prima assenti e poi paternalisti, che nei confronti della classe politica autrice delle peggiori leggi sul mondo del lavoro e della Scuola degli ultimi anni (Jobs Act e Buona Scuola su tutte).  

La portata epocale di quanto sta accadendo non solo non trova adeguato ascolto ma subisce persino bruschi colpi in controtendenza alle richieste portate avanti in tutto il Paese: è di questi giorni la notizia della riduzione di 200.000 di Euro del fondo per le politiche sociali e di 50 milioni del  fondo per le non autosufficienze. 

Andremo avanti con le Assemblee nei territori e nelle sedi nazionali, con le migliaia di donne di tutta Italia.

Lotto marzo è solo una tappa intermedia. 

Lotto marzo è stato solo l'inizio.

 

Dafne Anastasi

USB Lombardia