MILANO 23 FEBBRAIO: GIORNATA DI FORTE MOBILITAZIONE CONTRO JOBS ACT ED EXPO
Forte impegno di USB ieri a Milano in preparazione della manifestazione nazionale contro Jobs act, lavoro gratuito per Expo e annullamento dei diritti dei lavoratori che si terrà sabato 28 a Milano con partenza alle 14 da largo Cairoli. Proprio in questa piazza ieri pomeriggio alcuni lavoratori militanti di USB hanno volantinato davanti l’Expo Gate per sensibilizzare i tanti giovani che transitano lì davanti su cosa vuol dire lavorare per Expo. Saranno infatti quasi 20 mila i falsi volontari costretti a lavorare gratuitamente per una società privata in base a un accordo tra Comune di Milano, Expo e Cgil, Cisl, Uil. La giornata è proseguita poi con un’assemblea al Museo di storia naturale, assemblea numerosa e partecipata che ha visto al centro l’analisi politica e soprattutto informativa su cosa è il Jobs act, lo strumento legislativa che d’ora in poi regolerà i rapporti di lavoro. Ha detto bene Aldo Pignataro della segreteria di USB Lombardia quando ha stigmatizzato la linea della concertazione che ha segnato i rapporti tra padroni e lavoratori in questi gli ultimi decenni.”La concertazione ha voluto dire progressivamente meno diritti in cambio di un po’ di salario”. Non solo: “Ha distrutto la dignità del lavoro, ha introdotto la cultura del siamo tutti lavoratori, operai e padroni, con gli stessi interessi”. Da ricostruire infine la cultura operaia del conflitto, della lotta, della solidarietà. Maurizio Scarpa della segreteria nazionale di USB ha evidenziato come il Jobs act sia l’ultimo e definitivo atto di un processo iniziato molti anni fa che ha eroso tutti i diritti conquistati con le lotte degli anni Settanta. “Già Lama nel 1985 era d’accordo di togliere il reintegro, l’articolo 18, dai contratti. C’è stata poi la famigerata legge 30 che ha introdotto il concetto che i contratti individuali avevano valenza superiore a quelli nazionali. Un lungo percorso, contrastato, ritardato, ma che ha prodotto la situazione che stiamo vivendo con i lavoratori sempre più sotto ricatto da parte dei padroni. L’avvocato Roberto Trussardi è entrato nel dettaglio dei provvedimenti presi con decreti legislativi che, dal 1° marzo daranno la mazzata finale - dopo legge Biagi, collegato lavoro, riforma Fornero – a diritti acquisiti da tempo e che hanno permesso a milioni di lavoratori di avere una vita decente e dignitosa. Ora tutto questo sarà solo un ricordo, soprattutto per i giovani ma anche per i meno giovani che, oggi garantiti da contratti a tempo indeterminato, saranno in totale balia delle ristrutturazioni, dei cambi di proprietà, anche delle bizze dei loro padroni. Senza nessuna o quasi garanzia di vedere i loro diritti acquisiti tutelati dalla legge. Il futuro sarà solo un immenso territorio dominato dalla precarietà, da salari di fame, da una legislatura tutta in favore delle aziende. Se si verrà licenziati, ci saranno solo miseri risarcimenti: uno o due mesi per ogni anno di attività. Si potrà essere costretti a fare lavori meno qualificati di quelli per i quali si è stati assunti. Paradossalmente ai padroni converrà avere aziende con più di 15 lavoratori (la soglia del fu articolo 18) per applicare il contratto a (false) tutele crescenti. La reintegrazione nel proprio posto di lavoro se licenziati sarà praticamente impossibile. Una legislazione contro i lavoratori in un Paese con pochi imprenditori degni di questo nome, scarsi investimenti, nulla o quasi ricerca, corruzione e malaffare. La riposta, per tutti gli intervenuti è la riscossa e il rafforzamento di un sindacato degno di questo nome, USB in primo luogo, per la ripresa di un movimento operaio e di lavoratori che sappia riequilibrare un rapporto di lavoro oggi tutto squilibrato dalla parte dei padroni. Le premesse i sono: lotte anche se piccole non smettono di nascere nelle fabbriche, resistenze per il diritto alla casa esplodono nei quartieri delle città, popoli interi si oppongono a grandi – inutili, costose, distruttive - opere come in val di Susa. La lotta di classe, lo si voglia o no, esiste e fa sentire in un qualche modo la sua voce. Sempre.