Ospedale di Bergamo: oltre il rogo, la tragedia della sanità
La morte della paziente diciannovenne nel rogo divampato presso il reparto di psichiatria dell’Ospedale di Bergamo segna in modo tragico il mondo della sanità italiana e in particolare della Tutela della Salute Mentale nel nostro Paese, strappando un altro pezzo dei paramenti che ammantano la sanità lombarda.
Le cause sono da accertare e noi aspetteremo di conoscerle in modo dettagliato. Nel frattempo, però, USB ritiene sia opportuno precisare alcune cose:
• La contenzione dei malati non è pratica medica, come ha ribadito la Cassazione nel caso della terribile vicenda del maestro Mastrogiovanni, morto dopo 80 ore di contenzione, essa può essere usata solo in casi eccezionali ed è inaccettabile poiché il sistema psichiatrico pubblico italiano si basa su una legge, la Basaglia, che supera con decisione la visione custodialistica di tali servizi.
• Gli operatori e i pazienti e devono essere messi in condizione di curare e potersi curare in una situazione di dignità.
Dalle prime informazioni che siamo stati in grado di reperire direttamente da fonti interne all’ospedale, sembra che anche in questo tragico episodio abbia avuto un ruolo fondamentale la carenza di personale: una paziente in evidente stato di agitazione, che manifesta intenti suicidi dovrebbe poter essere seguita passo passo dal personale, ma se il personale è insufficiente come si può fare?
Il problema della mancanza di personale investe in modo uniforme tutta la sanità ed è al centro delle nostre recenti denunce e degli incontri con le istituzioni regionali lombarde, a partire dall’Assessorato al Welfare.
Se le continue e crescenti aggressioni agli operatori di Pronto Soccorso hanno rappresentato, negli ultimi mesi, il sintomo più visibile della diffusa carenza di personale sanitario, anche episodi di altro genere, come la contenzione dei pazienti ricoverati, potrebbero essere determinati dalla medesima causa e sarebbe inaccettabile scaricare quanto accaduto sulle spalle dei lavoratori, se le vere cause sono invece strutturali.
Al di là del supposto carattere episodico di grandi e piccole tragedie che investono la sanità, rimane l’incapacità della politica e delle istituzioni di trovare soluzioni adeguate per potenziare e rilanciare la sanità pubblica.
Un rilancio che, non ci stancheremo mai di ribadirlo, può nascere solo da massicci investimenti in assunzione di personale e messa in sicurezza delle strutture e infrastrutture. Una soluzione semplice ma inattuabile in un regime di tagli alla spesa legati ai vincoli di bilancio portati avanti da tutti i governi su chiare indicazioni europee. Una soluzione da attuarsi al più presto a livello nazionale, perché non crediamo affatto alle promesse che l'amministrazione regionale fa, legandole a quell'Autonomia Differenziata spacciata per la panacea capace di sanare ogni problema; essa sarà invece l’ennesima mazzata al servizio sanitario nazionale e alla sua potenziale capacità di essere universale, solidale e mutualistico.
USB esprime vicinanza alla famiglia della vittima di questa tragedia e di tutte le altre, grandi e piccole, che si consumano quotidianamente nel nostro sistema sanitario, sempre più abbandonato al suo destino di vittima sacrificale per gli affari degli imprenditori privati della salute.