Protesta in consiglio comunale dei lavoratori dei Musei Civici di Milano: la giunta si confronta solo se obbligata
Lunedì 18 novembre, dopo lo sciopero del giorno prima, il sesto nell'ultimo anno, i lavoratori e le lavoratrici dei musei civici di Milano sono entrati in consiglio comunale sollevando un tema centrale: quello dei bassi salari negli appalti comunali.
Abbiamo ribadito che, se si continua ad applicare il contratto Multiservizi, l'unica cosa di cui si può vantare Milano è di essere la città simbolo dello sfruttamento.
È il momento che il comune si prenda l'impegno formale di redistribuire la ricchezza nelle mani di chi la produce, applicando il Federculture nelle prossime gare d'appalto e adeguando i salari nell'attesa.
Dopo innumerevoli richieste di incontro alle quali non è mai arrivata risposta, nonostante gli accordi presi a luglio con gli Assessori alla Cultura e al Bilancio per un tavolo a settembre, prendiamo atto che l'amministrazione non vuole confrontarsi con i lavoratori e che lo fa solo se obbligata dalla presenza fisica in aula dei lavoratori stessi che la contestano.
Siamo stati dunque ricevuti dall'assessore alla cultura Tommaso Sacchi e dal presidente e vicepresidente della commissione lavoro. Ci hanno comunicato l'impegno del Comune che avrebbe stanziato a bilancio 210.000 euro verso il rinnovo dell'appalto delle biglietterie mentre mancano ancora le conferme tecniche rispetto l'adeguamento salariale per il personale di sala.
Siamo pronti e pronte a presenziare, se sarà necessario, a ogni consiglio comunale fino a natale per accertarci che le tante parole degli ultimi mesi diventino fatti. Ma non è questo che vorremmo. Quello che i lavoratori chiedono con tutti i mezzi che hanno a disposizione da un anno a questa parte, sono corrette relazioni sindacali e, come è normale, partecipare ai tavoli dove si decide del loro futuro.
La nostra è una battaglia anzi tutto di dignità.
Slang USB