Sanità Pubblica e Vanità Privata
Il precariato che sta uccidendo sanità e ricerca pubbliche: scelte folli e silenzi complici
Mentre in Lombardia un team di ricerca dell’Ospedale Sacco di Milano, composto per una buona parte da lavoratrici precarie, isola il ceppo italiano del virus che sta tenendo sotto scacco il paese, il presidente della stessa regione si è coperto di ridicolo facendosi un selfie mentre indossava una inutilissima mascherina chirurgica. Una maschera che di sicuro non lo proteggerà né dal virus, né soprattutto dall'ennesima figuraccia alla quale l’intero paese viene esposto a causa dei comportamenti di politici e amministratori mediocri e spesso grotteschi, nella ricerca di un'esposizione mediatica che gli si ritorce contro elevandone a potenza l'evidente inadeguatezza. È una efficace istantanea del paese: l’ignoranza al potere e la sapienza è precaria.
In Italia, la Pubblica Amministrazione è infarcita di lavoratrici e lavoratori precari e proprio Ricerca e Sanità (insieme alla scuola) hanno, in questo, un triste primato.
La nostra lunga guerra al precariato ha registrato proprio in Lombardia l’ultima puntata a partire già dallo scorso dicembre, quando, a seguito delle possibilità inserite nella Legge di Bilancio per la stabilizzazione dei precari, abbiamo iniziato ad esercitare una fortissima pressione su tutte le istituzioni che governano la sanità -dalle singole aziende, all’assessorati regionale, al ministro della salute e persino al Premier Conte- affinché si proceda ad un piano straordinario di assunzioni e si acceleri nella necessaria stabilizzazione dei tantissimi precari della sanità (vedi allegato)
Ad oggi, non è pervenuta alcuna risposta dall’amministrazione regionale presieduta dall’uomo mascherato e il personale precario rimane tale, anche a fronte di una possibilità di stabilizzazione concreta e immediata, rappresentata dalla proroga alla cosiddetta Legge Madia, approvata dal parlamento. Rimangono precari e spesso ostaggio di quel sistema di cooperative che strutturato attraverso appalti non genuini - tollerati se non addirittura sostenuti dalle regioni - per alimentare il sistema di complicità tra amministratori pubblici e i tanti imprenditori che realizzano profitti nel sistema – salute.
Ad oggi l'emergenza del Coronavirus (nella sua virulenza anche e soprattutto mediatica) ha confermato la grave carenza di personale che ormai è diventata - quella si!- un virus cronico del nostro paese, diffuso da chi in questi anni ha tagliato 37 miliardi di euro alla sanità pubblica. Anche nell’ “eccellente” sistema lombardo, il virus certifica la mancanza di posti letto e personale sanitario: i primi vittima della chiusura indiscriminata di decine di ospedali; il personale, invece, vittima di standard sanitari vecchi di almeno vent’anni e di esternalizzazioni e precarizzazione in dosi massicce.
E mentre oggi tutti elogiano il personale sanitario e i ricercatori, come se avessero cominciato ad esistere dalla comparsa del virus, nessuno fa proposte concrete su come ricondurre alla sanità pubblica e alla ricerca soldi e competenze che le politiche cieche degli ultimi anni hanno distrutto, relegando l’Italia a fanalino di coda tra le nazioni per investimenti in questi importanti settori.
Mascherine tante e proposte zero: chi ha tagliato e chi ha taciuto in questi anni (governi e sindacati complici) provi oggi soltanto vergogna!