Se la produzione non essenziale prosegue e quella essenziale non è messa in sicurezza la pandemia non finirà
Usb chiede ai lavoratori di segnalare le situazioni che non rispettano le norme.
La Lombardia è la regione italiana più colpita dal Covid-19. È la regione dove ci si ammala e si muore di più. I numeri sono preoccupanti. Ci sono province come Bergamo e Brescia letteralmente in ginocchio, piegate dai lutti. Qui le misure di protezione e sicurezza per i lavoratori dovrebbero essere le più stringenti possibile, ma non è questo che ci sembra di rilevare dai racconti dei nostri delegati.
I medici del lavoro raccontano di molte nuove assunzioni, in aziende afferenti ai più disparati settori produttivi, per lo più di personale somministrato. Non possiamo che chiederci se quello che sta accadendo non sia semplicemente la sostituzione di lavoratori “garantiti”, che possono utilizzare ferie, malattie, congedi e a breve gli strumenti previsti dal decreto “Cura Italia”, con lavoratori che tali garanzie non hanno, costretti ad accettare condizioni di lavoro pericolose, pur di portare a casa uno stipendio.
È evidente che le aziende più piccole, già abituate a non rispettare le norme di sicurezza in periodi normali, tenderanno a non farlo neppure adesso.
Peraltro, ben difficile è stato far accettare i protocolli di sicurezza anche a grandi aziende, come ad esempio le catene della grande distribuzione, che da pochi giorni hanno messo completamente a norma i loro dipendenti. È purtroppo di oggi la notizia della morte di una cassiera della catena Simply market, che ha ora chiuso il punto vendita di Brescia.
La situazione è particolarmente grave e pericolosa anche nelle strutture sanitarie private. I nostri delegati ci segnalano che, ad esempio, in importanti aziende ospedaliere private sono stati rinnovati i contratti in somministrazione fino a giugno e le persone assunte temporaneamente vengono di default messe nei reparti dove sono ricoverati i malati di Covid 19.
Abbiamo raccontato qualche giorno fa le gravi irregolarità della Don Gnocchi, oggi possiamo dire che molte aziende ospedaliere non applicano le norme di sicurezza. Tra queste spiccano le RSA e le strutture convenzionate per i servizi agli anziani. Non è certo difficile immaginare come queste residenze possano diventare veri e propri focolai del virus, vista l’età dei degenti. Vale solo la pena sottolineare che queste aziende spesso non hanno nemmeno le mascherine, camici, cuffie e guanti per il personale, essendo le scorte regionali troppo misere per garantire tutte le strutture sanitarie, così da dover destinare quelle presenti ai reparti di terapia intensive, sovraccarichi di pazienti.
Per questo lunedì USB Lombardia donerà mille mascherine all’ASP Golgi Radaelli, che è peraltro una struttura pubblica
È importante che i lavoratori, gli RSU e le RLS segnalino alle ASL, sotto forma di esposti, segnalazioni, lamentele, quanto accade nei luoghi di lavoro. Solo queste richieste possono attivare i controlli e le sanzioni necessarie.
La produzione non essenziale, lo diciamo da giorni, deve essere fermata e quella essenziale condotta nel rispetto delle norme di sicurezza, solo in questo modo potremo uscire dalla pandemia.
USB è a disposizione dei lavoratori per supportarli nelle loro azioni di difesa della propria sicurezza e della propria salute.