Servizi all'Infanzia del Comune di Milano: La pazienza è finita!
Presidio a Palazzo Marino del personale educativo per il sostegno dei bambini diversamente abili, dipendenti da cooperativa.
Chiedono la fine del precariato, ma anche diritti, salario e reinternalizzazione del servizio
Il 25 Giugno noi lavoratori ricoprenti, presso il comune di Milano, il ruolo di educatori di sostegno ma soci-lavoratori delle cooperative, a cui il servizio è appaltato, scendiamo in piazza per denunciare e porre fine al silenzio e allo stato di invisibilità che caratterizza la nostra categoria.
É da sempre che viviamo una condizione di ingiustizia, di disuguaglianza e UMILIAZIONE economica e sociale e la pandemia non ha fatto altro che mettere in luce una condizione di precarietà lavorativa con cui stiamo facendo i conti da anni e da sempre.
La dignità, le possibilità future e le condizioni lavorative dell’educatore di sostegno sono soggette a dinamiche di appalti al ribasso, alla precarietà e al disagio che si vivono quando si sceglie di privatizzare un servizio così importante, ossia il sostegno e l’inclusione di una parte fragile della nostra società, i bambini con difficoltà. L’importanza e la delicatezza di questo ruolo ed operato non vengono minimamente riconosciuti e noi educatori siamo relegati all’ angolo e al margine di un intero sistema. Siamo completamente privi di tutele e diritti basilari, abbiamo un trattamento contrattuale ed economico al limite della soglia di povertà, privo di riconoscimento di ruolo e di titoli , nessuna garanzia di sussidio e copertura contributiva per i due mesi estivi, le ferie maturate vengono utilizzate per coprire i giorni di chiusura scolastica da calendario e viviamo l’ incertezza per il mese di luglio con obbligo di aspettativa non retribuita per i contratti a tempo indeterminato nel momento in cui le iscrizioni dei bambini D.A non siano sufficienti, portando così all’esclusione di alcuni educatori dal servizio durante il centro estivo.
Il disagio a cui è sottoposta questa categoria è un disagio importante che non può più essere ignorato, che conduce ad una perenne condizione di precarietà professionale e sociale, di incertezza e preoccupazione. In questi mesi di emergenza sanitaria, abbiamo e stiamo vivendo giorni difficili. Il fis, non è stato potuto anticipare da alcune cooperative e molte di noi si ritrovano ad oggi senza aver ancora visto un euro; In questi mesi è stata avviato dal Comune un percorso di co-progettazione in cui abbiamo visto ulteriormente confermata questa discriminazione generale, si parla tanto di inclusione e di collaborazione ma la nostra partecipazione ad una co-progettazione ha avuto luogo a 2 mesi dall’inizio della crisi, con riduzione di orario e con modalità d’intervento differenti dalle nostre colleghe comunali. Per far fronte alle criticità che emergono nella quotidianità della realtà scolastica siamo definite come “supporto” alla scuola, per poi vedere decadere tale “appellativo” di supporto alla scuola quando non hanno più ragion d’essere le criticità quotidiane per cause di forza maggiore come la pandemia e quindi vedersi relegate ai margini, anche nella dimensione dell’educazione a distanza.
Siamo molto preoccupati per il nostro futuro, abbiamo paura che il nostro ruolo venga ulteriormente penalizzato con riduzione di ore e, inoltre, ci chiediamo quali potranno essere le possibili modalità di intervento che ci verranno imposte garantendo, sempre a nostro discapito, un’alta qualità del servizio.
La speranza sarebbe che queste parole e le nostre azioni non rimanessero tali, come invece è sempre stato, ma che portassero ad una riflessione concreta e responsabile perché abbiamo diritto ad un riconoscimento sociale della nostra professione, un riconoscimento economico dignitoso, di tutela e ad una condizione di serenità. Tutto ciò che abbiamo denunciato non può essere considerata una base per auspicare a tale condizione.
Questo periodo di difficoltà collettiva, da un lato ha messo maggiormente in evidenza la mancanza di diritti di noi educatori e dall’altro ha ulteriormente dato il coraggio per continuare ad urlare la nostra rabbia, preoccupazione, incertezza, senso di solitudine e di abbandono. Non vogliamo più rinunciare alla nostra dignità professionale e umana, che è stata sempre calpestata e umiliata.
Presidio il 25 giugno, dalle ore 14.00 alle 17.00
Palazzo Marino - Milano