TAFFERUGLI AL PIRELLONE: QUATTRO LAVORATRICI DEL POLICLINICO FERITE. L'ASSESSORE MANTOVANI LATITANTE. INCONTRO CON IL DIRETTORE DELL'AZIENDA REGIONALE ARIFL FULVIO MATONE

Milano -

Questa mattina, vestite in tute bianche a sottolineare l’invisibilità a cui le condannano le autorità, alcune delle lavoratrici che occupano il tetto del Policlinico si sono recate davanti al Pirellone per protestare contro l’assessore Mantovani che ancora non ha dato segni di vita. Diversamente dai suoi colleghi, Cantù e Majorino,     non ha ancora risposto alla richiesta di incontro fatta dalle donne dell’ospedale per trovare una soluzione al loro problema occupazionale. Entrate nel palazzo della Regione hanno trovato a fronteggiarle guardie e poliziotti. Il risultato è di quattro donne ferite di cui una portata via in ambulanza (per fortuna adesso sta bene). Ambulanza a cui è stato vergognosamente impedito il varco del cancello per cui i portantini hanno dovuto fare una gimcana per raggiungere la donna svenuta dopo che ha battuto la testa. Un gruppo di donne si è poi incatenato all’interno del palazzo e ha chiesto a gran voce l’incontro con Mantovani. “Incontro  - dice Rosanna, una delle lavoratrici in lotta - che invece c’è stato con il direttore generale dell’Arifl (Azienda regionale per l'istruzione, la formazione e il lavoro) Fulvio Matone che si è  impegnato ad ascoltare le nostre ragioni e a valutare con l’assessorato competente le proposte che abbiamo fatto per trovare una strada di uscita dalla crisi occupazionale che abbiamo evidenziato. L’impegno del dottor Matone è di riconvocarci entro una settimana per ulteriori valutazioni”. Conclude Rosanna: “Cosa chiediamo? Che EXPO 2015 non sia solo una possibilità per corrotti e corruttori di banchettare con soldi pubblici ma che, in considerazione del grosso afflusso di visitatori, si potenzino i servizi sanitari attraverso procedure selettive che tengano conto e valorizzino la professionalità acquisita lavorando nelle strutture regionali, in quanto autentica ricchezza della sanità lombarda. E che polizia e guardie non osino più picchiarci. Siamo donne, è vero, ma sappiamo tirare fuori le unghie quando serve”.