TAGLIATI 3.000 POSTI LETTO NEGLI OSPEDALI. E UNA BAMBINA MUORE PERCHE' NEI REPARTI NON C'E' POSTO

Milano -

 

La morte della piccola Nicole Di Pietro non è l’insieme di errori di medici e infermieri degli ospedali di Catania. Anche.  Colpevoli sono soprattutto governo e regioni che nel nome della spending rewiew, della revisione della spesa pubblica per “migliorarne l’efficienza e l’efficacia”, tagliano posti letto, interventi e medicine. mandano a casa medici e infermieri, chiudono reparti e centri di ricerca perché non produttivi. Al centro dei loro pensieri c’è solo e sempre il denaro, non la salute dei cittadini. E’ di questi giorni l’ultimo taglio di 3.000 posti letto deciso da governo e regioni. Taglio che provocherà inevitabilmente nuove disgrazie. Anche in Lombardia, la logica che sovraintende alla gestione della Sanità, sia pubblica che privata, sono il profitto e il risparmio. La dimostrazione è il caso successo recentemente, denunciato dal Corriere della Sera, quando, per ricoverare o meno un piccolo affetto da una grave malattia, i medici dell’ospedale De Marchi di Milano hanno addirittura votato per alzata di mano. Per fortuna hanno vinto i sì e il bambino si è salvato. Il dubbio è sorto perché l’ufficio del controllo di gestione dell’ospedale aveva appena raccomandato di non sforare il bilancio e le cure per il piccolo erano troppo costose. Anche qui, assistere un malato non dipende dal suo stato di salute, ma da quanto costa farlo. L’assessore regionale alla Sanità, Mario Mantovani, si è giustamente indignato, ma sono i suoi dirigenti, manager non medici, quelli nominati dalla sua giunta, che tengono sotto pressione, soprattutto verso la fine dell’anno, chirurghi e dottori perché non sforino il budget, stabilito dalla Regione in accordo col governo. Così è capitato che a un paziente che a fine ottobre doveva mettere un defribillatore salvavita al cuore gli si è stato detto di tornare a gennaio. La sanità oggi si basa solo sulla buona volontà e il sacrificio di medici e infermieri. Sempre più vessati, con stipendi inadeguati, senza contratto da anni, costretti a turni massacranti, con strumenti di lavoro sempre più scarsi e scadenti.