UFFICI DI ESECUZIONE PENALE AL COLLASSO. PRESIDIO VENERDI' 3 LUGLIO 9,30 PALAZZO DI GIUSTIZIA
Gli assistenti sociali a Milano sono circa 30 e ne occorrerebbero almeno il doppio. La riduzione delle spesa pubblica priva gli uffici della possibilità di lavorare in condizioni minimali di funzionalità: sono senza carta, con computer obsoleti, senza copertura assicurativa per le macchine. Il boom di richieste per accedere alla misure alternative e l’ultima normativa di accesso alla “messa alla prova” hanno stremato le poche risorse esistenti. In Italia gli Uepe, Uffici esecuzione penale esterna, al 31/05/2015, si sono occupati di 49705 persone, 6500 solo a Milano (fonte Dipartimento amministrazione penitenziaria), che vivono nelle nostre città, con meno di 1000 funzionari di Servizio sociale.
Le misure applicate sono: l’affidamento in prova al servizio sociale/detenzione domiciliare/semilibertà, lavori di pubblica utilità per il reato di guida in stato di ebbrezza, imputati in sospensione del procedimento con messa alla prova e misure si sicurezza. Le carceri italiane alla stessa data detenevano 53283 persone.
Molti sanno, perché i media ne parlano, dei problemi delle carceri italiane. Invece pochi sanno del “mondo” dell’esecuzione penale esterna e delle sue potenzialità. Le misure alternative quali l’affidamento in prova al servizio sociale, se conosciuta, può dare al cittadino la concreta possibilità della certezza della pena. La “legge svuota carceri “ e la Sentenza Torreggiani, con la multa a carico dell’Italia per il sovraffollamento carcerario, hanno dato vita alla Legge numero 67/2014, che prevede l’applicazione della “messa alla prova; misura, attesa e innovativa, che prevede una “svolta epocale”, che agisce su tutti i reati di non grave allarme sociale che prevedono una condanna non superiore a quattro anni. Tale istituto prevede che l’imputato manterrà i contatti con l’Uepe e svolgerà lavoro di pubblica utilità.
La legge merita ampia diffusione, in quanto:
1) gli individui portatori di problematiche socio sanitarie non riconosciute, tramite i controlli previsti, hanno l’opportunità di confrontarsi con professionisti esperti che possono guidarli sia nella riemersione del disagio (anche quando non avvertito come tale dall’interessato) sia dal punto di vista giuridico avendo i funzionari dell’Uepe oltre 40 anni di esperienza;
2) ha un risvolto di carattere preventivo e favorisce una condotta più responsabile;
3) la persona sottoposta alla misura della messa alla prova non avvia un procedimento giudiziario vero e proprio con i gradi di condanna;
4) snellimento della burocrazia giudiziaria e diminuizione della popolazione carceraria;
5) maggiore tutela delle vittime dei reati che sono parti attive all’interno di un procedimento che tiene in considerazione condotte risarcitorie sia in favore della collettività sia dell’individuo.
Gli intenti di tale progetto saranno vanificati in assenza di un adeguato numero di assistenti sociali!
Essendo obbligati a operare in condizioni pessime il rischio è di ridurre la qualità degli interventi professionali limitando le possibilità del recupero sociale dei condannati e imputati e aumentando il senso di insicurezza sociale dei cittadini.
I FUNZIONARI DI SERVIZIO SOCIALI DENUNCIANO L’IMPOSSIBILITA’ A SOSTENERE LE RIFORME DELLA GIUSTIZIA A COSTO ZERO. PER QUESTO MOTIVO HANNO ORGANIZZATO UN PRESIDIO DI PROTESTA PRESSO IL PALAZZO DI GIUSTIZIA VENERDì 3 LUGLIO DALLE ORE 9,30.