UN CAMPER SALVAPROVINCE: COME È ANDATA

Milano -

Il successo del giro Salvaprovince con il camper dell’USB ha superato ogni aspettativa a tal punto che la Fiom copia l'idea manifestando a Roma contro la legge di stabilità con lo stesso mezzo. Inizialmente poteva apparire una missione impossibile ma la carica emotiva della protesta, l’importanza del conflitto e la motivazione dei partecipanti, ha consentito che tutto andasse per il meglio. Grazie alla campagna di sensibilizzazione, i dipendenti delle Province hanno anche iniziato a comprendere che il loro svuotamento non riguarda solo le competenze ma anche le risorse umane e strumentali.

Con il camper si è riusciti a raggiungere tutte le province lombarde mentre Mantova, la più lontana, è stata coinvolta direttamente dai delegati territoriali che hanno sostenuto autonomamente l’iniziativa anche con un presidio nei pressi del palazzo della Provincia.

L'iniziativa è stata resa possibile grazie alla disponibilità di delegati regionali dell’USB non solo degli Enti locali ma anche di quelli delle Federazioni provinciali che ci hanno accolto nelle diverse sedi aiutandoci nell’impresa.

Il camper è diventato per molti il simbolo della lotta per evitare che lo smantellamento delle Provincie diventi lo smantellamento di 65.000 dipendenti in Italia e di circa 6.000 in Lombardia. Un risparmio, secondo l'estensore del disegno di legge, di quasi 900.000 euro l'anno per i costi del personale; una miseria, rispetto a quanto si potrebbe risparmiare eliminando il clientelismo e la corruzione, valorizzando invece le professionalità interne e la qualità del lavoro. Si può risparmiare evitando gli sprechi di incarichi professionali inutili, riducendo la quota di consulenze, l'affidamento di incarichi di posizione solo per affinità politica. Si può risparmiare con un maggior controllo sui progetti evitando di ricorrere a continue varianti o evitando di sperperare il denaro pubblico per le grandi infrastrutture sovente drammaticamente superflue. Con scelte politiche diametralmente differenti rispetto a quelle che ogni giorno constatiamo, può essere possibile affermare la capacità degli Enti di incrementare le spese per investimenti di manutenzione di scuole e strade, per la tutela del territorio e l'ambiente, per il trasporto pubblico locale, per la cultura, per i servizi sociali. Questo è quanto emerso parlando con i dipendenti delle Province, smarriti tra un disagio sociale senza fine e il timore di non sapere quale sarà il loro futuro.

Perché sino ad ora nell'inconscio collettivo c’era la certezza che il lavoro pubblico potesse essere protetto, sicuro e tutelato. Ora invece. si presenta in tutta la sua valenza illusoria e si concretizza la realtà di una tangibile chimera.

Timore da condividere pienamente, consapevoli che l'attacco senza precedenti è rivolto a tutto il pubblico impiego e al suo insostituibile ruolo di garanzia a beneficio di tutti. Tra emendamenti, sub-emendamenti, sottoemendamenti, anche nella legge di stabilita è sempre più chiara la questione economica dell'operazione svuota Province sulla quale convergono le politiche neo liberiste del trio Del Rio-Saccomanni-Quagliarello e compagni, tutti coinvolti nelle diverse caste economiche dominanti. Trasferire i risparmi delle spese in conto corrente, relative al personale e al funzionamento della macchina amministrativa, sulle spese in conto capitale, per presunti investimenti, rappresenta uno dei tanti esempi possibili. Questa politica che risponde sfacciatamente al disegno e all'imposizione voluti dalla troika, sempre più appare miope, figlia di una cultura edonistica nella quale rientrano, come vittime, i lavoratori con contratti a tempo indeterminato, quelli con contratti atipici, precari e subordinati. È sempre più evidente che tanto la Bce quanto il Fondo monetario internazionale e la Comunità economica europea non sono preposte a progettare e realizzare serie politiche di prospettiva e di opportunità di rilancio economico basate sul lavoro. Ma perseguono altre nefaste finalità tese a realizzare la progressiva distruzione del collettivo bene sociale sostituito da strutturale precarietà e crescente povertà.

Nel lungo itinerario del camper si è colto a volte un clima di rassegnazione, quasi non importasse il proprio destino; abbiamo percepito, nelle espressioni di alcuni dipendenti, l'amarezza e l'angoscia di chi non riesce a dare un senso al proprio lavoro, alla propria dignità, alla utilità del proprio lavoro. Alla base c’è la disinformazione magistralmente orchestrata dai Cgil-Cisl-Uil e altri sindacati compiacenti e complici, ma non può sfuggirci che molti colleghi quasi preferirebbero l'eutanasia applicata al lavoro piuttosto che la lenta agonia che porta all'estromissione attraverso la mobilità, la cassa integrazione e i licenziamenti. Tutto per la becera volontà di chi ci governa di chiudere Enti dichiarati falsamente inutili. Invece c’è molto da fare! Ci si deve proporre la possibilità di raggiungere tutti i lavoratori delle Province, oltre alle diverse centinaia che si sono incontrati e che si contatteranno ancora.

Durante il viaggio ci si è resi conto come le Province abbiano ognuna la propria specificità, la propria identità, a volte riconoscibili come quella di Sondrio e le sue valli o Cremona, Lodi, Pavia, a volte invece più rarefatte, dissipate in un’area di lavoro metropolitana, che si estende oltre i confini amministrativi e investe un territorio diffuso, policentrico, elastico e dinamico, difficilmente configurabile in confini precisi la cui gestione, dal punto di vista di competenze e funzioni è distante anni luce da quanto previsto dal disegno di legge Del Rio e dal protocollo firmato dai sindacati confederali, tutti impegnati a cercare compromessi esclusivamente a proprio beneficio.

Il camper a volte ha assunto le sembianze di un presidio mobile come quando si è avuta la richiesta di aiuto da parte di un insegnate di inglese madrelingua che non riesce a trovare lavoro (un altro tema ma che comunque vale la pena evidenziare per l'opportunità che dà la presenza sul territorio). Importante è essere riusciti a prendere contatti con i lavoratori di quasi tutte le Province in modo da iniziare un lavoro capillare di conoscenza, informazione e formazione e, non ultimo, adesione.

Infine, ma non meno importante, il tour è stato apprezzato dagli organi politici delle Province attraversate e ha permesso all’USB di farsi conoscere, anche dove non è presente. Per esempio nella Provincia di Milano dove all'arrivo e durante il presidio, il presidente del Consiglio e i capigruppo hanno risposto positivamente alla richiesta di udienza che ha portato l’USB a rivendicare l'agibilità, la rappresentatività reale e la presenza nelle trattative.

A questa iniziativa bisogna dare un seguito programmando un progetto articolato che dovrà arricchirsi nel tempo. Per cominciare e cogliendo l'esigenza segnalata da molti, pensiamo si debba:

 

- organizzare un' assemblea/forum delle RSU e dei lavoratori di tutte le Province della Lombardia per rivendicare il ruolo dei lavoratori degli Enti coinvolti nel DDL del Rio e company,

- proporsi come diretti interlocutori ai diversi Consigli provinciali, come si è già

fatto con la Provincia di Milano in un percorso condiviso coinvolgendo le strutture territoriali ,

- promuovere riunioni o assemblee nelle diverse Province partendo dalle realtà maggiormente strutturate,

- formalizzare alle amministrazioni la richiesta di convocazione e presenza alle trattative sul tema del futuro delle Province,

- richiedere alla Prefettura, a partire da quella di Milano, incontri e interventi per la tutela dei posti di lavoro e dei servizi pubblici.

 

L'Italia è sull’orlo del baratro istituzionale, perché per 20 anni, a partire dal famoso accordo di San Valentino sul punto unico di contingenza, Cgil, Cisl e Uil e Confindustria hanno firmato accordi basati sulla moderazione salariale quando il mondo stava velocemente cambiando. Con la rivoluzione informatica era evidente cosa si dovesse fare: cambiare il sistema produttivo e non pensare solo a ridurre il numero dei lavoratori mandandoli anticipatamente in pensione e a delocalizzare. Non si è pensato al futuro delle nuove generazioni, al loro lavoro, al loro benessere, alla loro sicurezza sociale. Così adesso il Paese ci perde due volte perché dovrebbe diminuire le tasse sul lavoro invece di aumentare il numero di coloro che lavorano.

Il tour è stato un momento molto importante per incontrare lavoratori e cittadini. E di grande successo. La posizione dell’USB contro la cancellazione delle Province evidenzia non solo il dramma dell'incerto futuro dei dipendenti, ma anche per il timore di perdere un punto di riferimento per la tutela e la salvaguardia del territorio, la qualità dell'ambiente. Il bisogno di ripresa economica deve andare di pari passo alla sostenibilità ambientale.