USB Scuola Lombardia diffida la DS dell’IIS Pascal Mazzolari sulle “ronde” a scuola
USB Scuola Lombardia è intervenuta nella vicenda delle ronde e delle altre
misure disciplinari messe in atto all’IIS Pascal di Manerbio. Riteniamo
l’iniziativa da un lato formalmente sbagliata, dall’altro educativamente e politicamente
inaccettabile. Per queste ragioni abbiamo inviato una lettera di diffida alla dirigente
dell’Istituto e vogliamo rendere nota a tutti, a partire dal personale dell’IIS Pascal Mazzolari, la nostra posizione.
La circolare, pubblicata negli scorsi giorni, introduce nell’Istituto nuove modalità di gestione
della ricreazione, ronde organizzate di studenti, telecamere, e invita alla delazione tramite
apposite cassette per segnalazioni anonime. Questa è stata la risposta ad alcuni fatti gravi
avvenuti nelle settimane precedenti: da ultimi, l’esplosione di un petardo dentro un cestino e dell’olio sparso sulle scale.
Tuttavia, le decisioni prese sono fortemente criticabili, anzitutto per ragioni formali.
Scelte didattiche di questo tipo vanno prese dagli organi collegiali, in particolare dal Collegio docenti e dal Consiglio d’Istituto e non dal solo Dirigente scolastico. A quanto pare, il
Consiglio d’Istituto è stato soltanto messo a conoscenza senza che la decisione fosse
formalizzata adeguatamente, mentre il collegio docenti ha scoperto queste misure quando è stata pubblicata la circolare stessa. Inoltre, per quanto riguarda le “ronde organizzate”, la vigilanza sugli studenti è responsabilità diretta del Dirigente scolastico e non può essere delegata agli studenti. Peraltro, la promessa di crediti scolastici per queste attività di “ronda” rischia di compromettere le relazioni nel corpo studentesco.
Anche su un tema di questo genere dovrebbe intervenire il collegio docenti.
Un ulteriore punto problematico riguarda le telecamere che non possono essere attive durante l’orario scolastico in quanto ledono la privacy di studenti e lavoratori della scuola. USB Scuola ha diffidato quindi la Dirigente a ritirare la circolare.
Oltre a queste ragioni formali, da lavoratori e lavoratrici della scuola troviamo inaccettabile il modello educativo che questa circolare riassume. Anzitutto è grave che possa comparire la parola “ronde” dentro la circolare di una scuola. Colpisce che nessuno si sia accorto dei significati che quella parola porta con sé. Un’infelice scelta lessicale che mostra chiaramente il volto di una scuola che pensa di educare attraverso la repressione [: a quando l’olio di ricino?] Affidare questo compito agli studenti e alle studentesse non responsabilizza ma rischia solo di rompere le relazioni tra pari che sono il cuore di qualsiasi istituto scolastico e legittima, invece, una cultura securitaria e della delazione, cultura promossa anche dall’iniziativa di raccogliere segnalazioni anonime. D’altra parte, punire in questo modo indiscriminato lede il rapporto di fiducia tra gli studenti e l’istituzione scolastica tutta.
Infine, è politicamente grave che queste decisioni che hanno un carattere pedagogico tanto importante siano state prese senza consultare l’organo di democrazia che dovrebbe occuparsene: il collegio dei docenti, vittima anch’esso di un decisionismo infondato da parte del DS, che non distingue autoritarismo da autorevolezza.
La scuola affronta ogni giorno problemi educativi e disciplinari a vari livelli, alle volte anche gravi: dovrebbe essere in grado di confrontarsi democraticamente e di agire in modo pedagogicamente significativo anche e soprattutto con gli studenti e le studentesse che più manifestano comportamenti problematici. Strumenti repressivi di quel tipo non sono le modalità di un’istituzione che ha l’educazione e una sana e completa formazione dell’individuo e del cittadino come suo scopo.
Probabilmente la circolare, con tutti i suoi difetti formali, piacerebbe al ministro Valditara.