USB: LA FONDAZIONE DON GNOCCHI DEVE RITIRATE LA DISDETTA DEL CONTRATTO NAZIONALE

E cancellare l’accordo di Cgil-Cisl-Uil che taglia il salario e regala 90 ore all’anno di lavoro gratuito

Lodi -

Quando due anni fa è stato firmato un accordo da CGIL CISL UIL e Fondazione Don Gnocchi che tagliava pesantemente il salario delle lavoratrici e dei lavoratori e che “regalava” lavoro gratuito” fino a 90 ore all’anno si diceva che i sacrifici avrebbero evitato ben più gravi conseguenze sul piano occupazionale. Si è richiamato anche lo spirito di solidarietà, in un luogo di lavoro che ancora gode dell'aura di attività benemerita, si è abusato del nome del suo fondatore e si sono chiusi gli occhi sulla mutazione genetica in corso e sulla ormai chiara “vocazione” profit della sua dirigenza . Ancora oggi non sono noti i veri dati di bilancio ma solo generiche dichiarazioni di oneri finanziari insostenibili. Da dove arrivano, chi li ha provocati, quanti sono? Di certo non ne sono colpevoli i lavoratori che invece a causa dell’ultimo accordo hanno subito ritmi di lavoro da catena di montaggio, costretti a offrire un'assistenza contabilizzata allo stesso modo dei costi di produzione in fabbrica.

Per USB, la vicenda della Fondazione Don Gnocchi, alla pari di altre pesanti situazioni come quella della  Fondazione Maugeri, è il frutto di scelte politiche del ministero della Sanità e delle Regioni a favore dei privati. Quanto fiume di denaro sia uscito dal sistema di cura per remunerare appetiti di dirigenti e politici reciprocamente compiacenti è noto e se ne è perso quasi il conto. Quanto ne stia ancora uscendo è cronaca di questi giorni con gli arresti “eccellenti” in Lombardia.

Gli stessi sindacati che per anni hanno consentito processi di privatizzazione di fatto e hanno autorizzato la Fondazione a esigere lavoro gratuito e taglio delle ferie, privando di tutela i lavoratori, oggi gridano allo scandalo. Oggi non è tempo di trattative al ribasso, di ulteriori mediazioni. USB ha già chiesto alla Fondazione Don Gnocchi di ritirare la disdetta del contratto nazionale di lavoro e di ripristinare tutte le condizioni di lavoro e di trattamento economico in vigore prima dello scellerato accordo. Di due anni fa. La dirigenza che ha portato la Onlus in queste condizioni deve lasciare e se del caso pagare, chi non deve più pagare sono i lavoratori e gli utenti.