USB Lombardia: il 25 aprile non è una ricorrenza. Solidarietà al nostro iscritto portato in questura in manette e a tutti i compagni e le compagne ferite.

Bergamo -

Il 25 aprile 2025, la giornata della Liberazione ha subito a Bergamo la vergogna e la violenza fisica del DDL 1660.

La Rete Bergamo per la Palestina, di cui USB Bergamo fa parte, ha organizzato una contestazione pacifica e legittima nei confronti dell’associazione Italia-Israele la cui presenza ai cortei non è accettabile, ancor più in questo momento storico in cui gli atteggiamenti dello stato israeliano sono indiscutibilmente in contrasto con i valori dell’antifascismo. Poco dopo l’inizio del percorso, durante la contestazione, inizia l’aggressione delle forze di polizia con scudi e manganelli. Un contatto di un paio di minuti e un compagno, iscritto USB, viene ammanettato e portato via.

A questo punto l’intero spezzone si dirige verso il sequestrato per sincerarsi delle sue condizioni ma, appena il compagno è stato fatto salire sull'auto che lo avrebbe condotto in questura, la polizia ha effettuato una seconda carica, ancora più violenta, contro le persone presenti. Nel trambusto un agente ha persino estratto la pistola che è caduta a terra.

Lo spezzone decide di tornare in corteo affinché tutti potessero venire a conoscenza di quanto successo e si reca sotto la prefettura, anticipando di fatto l'arrivo del corteo ufficiale, entrando così nella piazza del comizio, pronto ad una nuova contestazione. Questa volta l’oggetto della contestazione sono le istituzioni orobiche: istituzioni guidate da partiti favorevoli al riarmo, che invitano sionisti in piazza e che, in parlamento, nulla hanno fatto per impedire che il DDL 1660 diventasse legge.

Mentre il gruppo si avvicinava al palco, un cordone della celere, con una ulteriore carica, ha diviso in due il corteo, buttando in terra e schiacciando non solo numerosi compagni e compagne ma persone anziane, mamme con passeggini, ragazzi e ragazze che sfilavano dietro le istituzioni.

Alla piazza del palco, recintata da centinaia di transenne metalliche, lo spezzone viene chiuso tra un loggiato e le barriere. Inizia la contestazione del palco ufficiale. Continuano le pressioni sui cordoni di poliziotti schierati e piovono manganellate.

Nel frattempo, il resto della piazza, oltre le transenne insorge. Da una parte e dall'altra le staccionate oscillano, sotto le mani che le scuotono le barriere cedono di colpo su entrambi i lati. La polizia tenta un'ultima e violenta carica e quindi inizia a indietreggiare, fino ad allontanarsi con una certa fretta.

Finita la contestazione lo spezzone si è mosso in corteo verso la questura, per rivendicare la liberazione del compagno fermato, avvenuta poco dopo.

I fatti gravissimi dimostrano chiaramente l’incapacità delle forze dell’ordine di gestire la manifestazione e i momenti di tensione, con attacchi che hanno coinvolto violentemente anche anziani, bambini e giovanissimi. Le tante organizzazioni politiche e sociali presenti non solo hanno assistito inerti e indifferenti ai pestaggi, voltandosi dall’altra parte, ma hanno persino avviato provocazioni e aizzato gli scontri ancor prima della partenza del corteo.

Ma i valori dell’antifascismo e della solidarietà si sono dimostrati attraverso il pieno supporto di tanti singoli cittadini e cittadine che si sono uniti alla protesta contribuendo alla ripresa della piazza ed alla liberazione del compagno.

Quanto avvenuto oggi è il frutto diretto del nuovo Decreto Sicurezza e di uno Stato sempre più repressivo e violento. Denunce e manganellate non fermeranno il sacrosanto diritto alla libertà di protesta e di associazione: la lotta non si arresta!

Il 25 aprile non è una vuota ricorrenza: ora e sempre resistenza.