Blocchiamo tutto per cambiare tutto. Lo abbiamo fatto, facciamolo ancora!

Assemblea pubblica. Milano, sabato 18 ottobre , ore 10.00 PIAZZA GAZA (EX PIAZZA DELLA SCALA)

Con presenza e intervento dei lavoratori portuali del CALP-USB (Genova)

Milano -

Raccogliamo l’appello per le 100 assemblee permanenti e operative Contro il genocidio, guerra e riarmo

Il rientro dell’equipaggio della Global Sumud Flotilla non esaurisce il percorso che abbiamo iniziato, anzi. Innanzitutto perché il popolo palestinese è ancora sotto l’azione martellante dell’esercito israeliano e il genocidio non si è fermato. Così come nonostante le importanti conquiste che la Resistenza palestinese saprà imporre, ultime trattative comprese, quello che si trova davanti è uno stato strutturalmente genocidario e colonialista, che non farà nessun passo indietro sulle proprie mire criminali contro il popolo palestinese, tanto a Gaza che in Cisgiordania; e anche perché è sempre più evidente la ragione della complicità del governo Meloni con lo Stato terrorista di Israele.

Tel Aviv sta agendo per conto dei paesi occidentali, Stati Uniti in testa,svolgendo il lavoro sporco per loro, come ha ammesso il cancelliere tedesco Merz qualche mese fa. Israele è il paese che guida la crociata dell’occidente contro il resto del mondo, il leader mondiale del neocolonialismo e della salvaguardia della supremazia bianca sul pianeta.

Un’ulteriore ragione per esigere la rottura del gemellaggio tra Milano e Tel Aviv, malgrado il sindaco Sala ripeta che sia meglio "concentrarsi su altro, evidentemente terrorizzato da questa ipotesi che potrebbe realizzarsi già lunedì 13 ottobre se il Consiglio approverà la mozione all’ordine del giorno.

Ecco perché, mentre i paesi europei mantengono inalterato il sostegno al regime di Netanyahu, contemporaneamente approvano un gigantesco piano di riarmo da 800 miliardi, aumentano le risorse economiche alla Nato e promuovono una drastica conversione del sistema produttivo verso l’economia di guerra.

La complicità con Israele e le politiche di riarmo sono le due facce di una stessa medaglia. E il prezzo che stiamo pagando per queste politiche da incubo lo sentiamo nei salari e nelle condizioni di vita e di lavoro.

La riuscita di due scioperi generali in pochi giorni e i milioni di persone che si sono riversati nelle piazze di tutto il Paese, bloccando porti, stazioni ed autostrade, segnalano un risveglio molto forte della voglia di cambiamento. L’opposizione parlamentare non è stata in grado farsi interprete di questa spinta ed ora non dobbiamo consentirgli di imbrigliarla nelle vecchie logiche che portano alla sconfitta e alla smobilitazione. C’è la possibilità di scrivere una pagina completamente nuova e non dobbiamo lasciarci intimorire.

La solidarietà al popolo palestinese deve restare la priorità di tutti e dobbiamo continuare a boicottare e sanzionare l’economia israeliana, in modo sempre più capillare, a cominciare dal blocco del commercio delle armi con Israele. Ma è arrivato il momento di allargare il nostro sguardo alle politiche di riarmo, sapendo che “non vogliamo lavorare per la guerra”.

È ora di costruire un ampio fronte popolare contro il governo Meloni che non svenda la straordinaria partecipazione di queste settimane.

Le 100 piazze per Gaza ora devono avere la capacità di trasformarsi in 100 assemblee permanenti operative e darsi da subito un piano d’azione che le porti in poche settimane a convocare una grande assemblea nazionale per “Blocchiamo tutto – Blocchiamo genocidio, guerra e riarmo”.

Così faremo anche a Milano con un primo appuntamento per costruire l'assemblea permanente operativa cittadina sabato 18 ottobre dalle ore 10 in quella piazza della Scala diventata per tutti piazza Gaza, dopo le tendate del presidio permanente a seguito dello sciopero generale del 22 e verso quello del 3. Punto di riferimento, incontro e partecipazione, attraversata dai tanti cortei e momenti di mobilitazione dell'ultimo mese, nonché rappresentazione della pressione permanente che continueremo ad esercitare anche su Palazzo Marino per rompere ogni rapporto con Israele.

Non è il momento di fermarsi, ma di organizzarsi in tutto il Paese per proseguire la mobilitazione. Ora sappiamo che è possibile.

Blocchiamo tutto per cambiare tutto.