Milano ha un nuovo fiume: l’Umanità!
La convinzione che il sionismo sia un pericolo per l’intera umanità, che il governo italiano sia corresponsabile del genocidio a Gaza, che la Resistenza del Popolo Palestinese sia un faro per il mondo, si è fatta fiume che ha rotto gli argini.
A centinaia di migliaia, lavoratrici, lavoratori, semplici cittadini, tra cui una maggioranza schiacciante di giovani - che dentro e fuori le scuole e le università, stanno svolgendo un ruolo importantissimo - hanno attraversato Milano, stavolta dal centro fino all’estrema periferia, facendo profondamente proprio il dovere morale di bloccare tutto, spingendosi senza esitazione fin dentro la tangenziale, cuore della viabilità milanese, paralizzandola per ore.
Se c’è un dato da conservare e coltivare per il futuro è proprio questo rinnovato protagonismo del mondo del lavoro che con due scioperi generali nel giro di pochi giorni, accompagnati da una partecipazione di massa alle manifestazioni di piazza e ai blocchi (a Milano tre cortei in tre giorni), ha battuto un colpo che risuona fortissimo dentro la nostra società. Un fatto politico , di rilevanza storica che arriva alla fine di un lungo trentennio nel quale, attraverso un continuo processo di pacificazione sociale, la politica - senza alcuna distinzione - ha fatto precipitare la società civile italiana in un abisso di sconforto, di ignoranza, di povertà, di precarietà e di precariato, vendendo questa condizione come ineluttabile e necessaria.
Decenni di oppressione e violenza morale che hanno compresso i diritti ma anche la rabbia. Una rabbia muta e disorientata che forse aveva solo bisogno di una miccia che la innescasse per farla deflagrare. Il genocidio a Gaza, la vicenda della Flotilla e lo sciopero indetto dall’USB il 22 settembre, sono state la combinazione giusta che ha fatto esplodere questa contraddizione, facendo saltare tappi e maschere e mettendo a nudo le responsabilità di governi e partiti.
Il governo italiano, nel frattempo denunciato alla Corte Penale Internazionale per complicità in genocidio, si è scagliato contro i manifestanti accusandoli, in spregio alla Costituzione, di voler fare “il weekend lungo” e minacciando precettazioni e ritorsioni. I partiti e sindacati di quella sinistra dormiente che fino a ieri ha fatto finta di non vedere, si sono precipitati ad inseguire l’USB e gli oltre due milioni di persone che in tutto il paese (a Milano 250 mila!) hanno riempito le strade, le piazze, i porti, le stazioni, le autostrade, bloccando tutto. Ciò che è emerso ieri è anche la palese disabitudine di questi soggetti a praticare le piazze e il conflitto e la difficoltà balbettante con la quale hanno affrontato questa necessaria rottura con quel sistema che li tiene in vita, vivendo così una contraddizione soffocante.
A Milano, ad esempio, la CGIL, oltre ad aver interrotto il proprio corteo ben prima dell’arrivo in tangenziale, ha molto tentennato sulle parole d’ordine del corteo, sfilandosi su alcuni concetti centrali quali la Resistenza Palestinese e il diritto della Palestina di esistere “dal fiume al mare”. Elementi ai quali ha risposto la fiumana di persone che ha seguito USB fin dentro la tangenziale e che fino a notte ha continuato a manifestare spontaneamente per le vie della città.
Una fiumana di persone che non è stata fermata dalle assurde e repressive norme antisciopero che ancora una volta il governo ha cercato di mettere in atto.
Ecco quindi gli elementi dai quali ripartire per continuare questo abbraccio con la città reale che finalmente sembra essersi ripresa da un sopore paralizzante e che forse comincia ad intravedere una possibilità concreta di superare la sua balcanizzazione politica, uscendo da una visione iperlocale e proiettandosi – anche nella politica e non solo per la finanza – dentro un sistema di respiro internazionale. Ce ne siamo accorti durante il presidio permanente in Piazza Gaza, che ha ricevuto grande sostegno e attenzione.
La Resistenza del Popolo Palestinese al genocidio ha svolto un ruolo fondamentale in tutto questo, innescando meccanismi di solidarietà umana che agilmente possono trasformarsi in agire sociale e politico.
Ieri Milano l’ha espresso così, facendosi attraversare da un fiume che si chiama umanità e che può sfociare dentro il grande mare del cambiamento dell’orizzonte politico nella consapevolezza della propria condizione