INPS MILANO GIOIA

CRONACA DI UN DISASTRO ANNUNCIATO.

Milano -

 

Così non si può andare avanti!

Quanto sta succedendo in questi giorni agli sportelli del piano terra non è più tollerabile.

File interminabili di utenti inferociti, che dopo lunghe attese scoprono di dover prendere un appuntamento per avere le informazioni di cui necessitano.

Colleghi in estrema difficoltà a contenere le proteste del pubblico e pericolosamente esposti ad insulti e aggressioni per un sistema fallimentare di cui non portano alcuna responsabilità.

Chi ha deciso di stravolgere il servizio di informazione al pubblico deve essere consapevole che sta dando un contributo fattivo alla demolizione dell’Istituto, partendo da una delle sedi Inps più grandi d’Italia, i cui lavoratori hanno storicamente fatto del servizio all’utenza un elemento fondamentale, sforzandosi sempre di garantire la qualità del servizio.

Oggi qualcuno ha deciso di buttare a mare una credibilità costruita negli anni, di mortificare la professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori di questa sede, mandati allo sbaraglio a ritirare moduli e documentazione varia, con l’indicazione tassativa di non dilungarsi troppo a dare spiegazioni, suscitando così le ire del pubblico.

 

A chi giova questo gioco al massacro? Possibile che solo l’USB denuncia questo scempio e non da oggi? Eppure non ci voleva molto a capire che il cosiddetto sistema “azzeracode” era destinato al fallimento, come abbiamo denunciato durante il presidio del 6 aprile scorso, e che la nuova articolazione dell’orario di lavoro, che USB non ha firmato, era funzionale a questo disastro. I fatti ci stanno dando purtroppo clamorosamente ragione!

 

Si stanno forse creando le premesse per giustificare in futuro scelte di privatizzazione e di esternalizzazione dei servizi?

Il recente clamoroso risultato dei referendum del 12 e 13 giugno è un chiaro segnale che l’opinione pubblica è contraria a politiche di privatizzazione dei servizi pubblici e vuole un sistema pubblico che funzioni. E’ giunto il momento che anche in questa sede si prenda atto che il vento è cambiato: l’utenza non è disposta a subire cambiamenti che producono solo disservizi, e i lavoratori non vogliono assistere passivamente a questo scempio.