LA REGIONE LOMBARDIA MANDA IN PENSIONE "D'UFFICIO" 55 DIPENDENTI: ALCUNI CON PENSIONE DI SUSSISTENZA

Milano -

“Ci sono stati momenti drammatici: in particolare una collega appariva molto provata. In privato una di loro mi ha spiegato: il 3 gennaio le è stato comunicato per e-mail che sarebbe stata pensionata d’ufficio dal 1° marzo. Io ho un mutuo: le rate posso pagarle solo se continuo a lavorare. La pensione sarà di 3-400 euro in meno al mese”, dice Donatella Biancardi, presente come delegata RSU di USB alla prima delle due riunioni in cui alcuni imbarazzati dirigenti della Regione Lombardia hanno comunicato a 50 sue colleghe e colleghi, a cui aggiungere 5 dirigenti, il "collocamento a risposo d'ufficio". Le casistiche sono molto differenti tra loro, tutti avranno una perdita economica, per alcuni la prospettiva è di una pensione pari a circa il 70% dello stipendio attuale: ciò mette in crisi i progetti di vita di molti!!!

La norma, inserita nella Finanziaria regionale 2013 approvata il 18 dicembre dal Consiglio regionale dimissionario discende da una scelta autonoma della Regione, libera interpretazione della “spending review” del governo centrale.

“E’ un articolo raffazzonato, che riporta criteri estremamente vaghi, nato male e applicato peggio, senza una norma interpretativa che chiarisca a quali ‘requisiti anagrafici e retributivi’ ci si riferisce per stabilire chi pensionare d’ufficio” aggiunge Arturo Pinotti, altro delegato RSU dei lavoratori della Giunta Regionale. “Con una chiamata volontaria si sarebbe potuto trovare un numero analogo di dipendenti disposti ad anticipare la messa ‘a riposo’ ottenendo lo stesso risparmio senza licenziare nessuno”.

Resta un fatto: una cinquantina di licenziamenti (tali sono tecnicamente) e nessuno sa come verranno utilizzati i risparmi ottenuti. E si crea un precedente pericoloso in base al quale ciascuno dei dipendenti regionali può essere licenziato sulla base di criteri fumosi!