Lettera aperta dei lavoratori e lavoratrici del San Raffaele al Presidente Giuseppe Rotelli

Milano -

Dopo poco più di un mese dal conferimento dell’Ospedale alla nuova proprietà, i lavoratori e le lavoratrici del San Raffaele si rivolgono al nuovo Presidente per esprimere la preoccupazione per le sorti stesse dell’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico.

 

Dopo mesi di incertezza sul futuro, insieme ai pazienti, avevamo riposto sulla nuova proprietà una grande aspettativa di rilancio della struttura. E’ arrivata invece, nei fatti, una risposta decisamente frustrante. Addirittura nel suo discorso iniziale Lei ha parlato di risanare il bilancio e dei tagli necessari, ma non ha dato alcun segnale sulla Sua volontà di mantenere i livelli di qualità delle cure, che hanno reso famoso il San Raffaele nel mondo.

 

Già registriamo i primi segnali di come sia difficile garantire l’assistenza nei reparti con gli organici ridotti, a seguito del mancato rinnovo di molti  contratti  di lavoro atipici; molti altri sono in scadenza.

Temiamo pertanto che la situazione possa peggiorare.

Anche nella ricerca, a molti colleghi non è stato rinnovato il contratto e questo ha messo a rischio diversi progetti.

 

Non è sufficiente l’appoggio del mondo della finanza per gestire e far crescere una realtà complessa come quella del San Raffaele, occorre anche l’appoggio dei lavoratori e dei pazienti, che devono continuare a poter aver fiducia, soprattutto nel momento in cui viene meno un bene fondamentale per ciascuno come la salute.

 

Lo stesso indirizzo del Tribunale fallimentare è stato molto chiaro rispetto alla salvaguardia di tutti i posti di lavoro e del valore della mission, costituita dalla cura, dall’assistenza, ma anche dalla ricerca e dalla formazione. Oggi, invece, la nuova gestione sembra subito tradire questi principi.

 

Proprio per la fiducia che lei ha affermato di avere nel personale, lavoratrici e lavoratori attendono il riconoscimento dei loro diritti, a partire dal saldo degli incentivi, non erogati nei termini previsti dall’accordo aziendale, ma che rimangono una forte aspettativa soprattutto a fronte del fatto che il mantenimento dei livelli di prestazione, ed il lavoro aggiuntivo richiesto al personale in questo periodo particolare, rappresentano di per sé una produttività aggiuntiva.

 

L’unico disavanzo da ripianare, a nostro avviso, è quello che vede la diminuzione dell’utenza che sta perdendo fiducia. L’offerta di 405 milioni è stata a vantaggio dei fornitori, non certo  di lavoratori e pazienti, ed è pertanto visibilmente mancato l’investimento sul San Raffaele inteso come summa di competenze e tecnologie.

 

Per noi è inappropriato parlare di disavanzo e di risanamento della struttura. La Magistratura sta accertando la distrazione di risorse, che dovevano essere destinate alla sanità, da parte di amministratori e imprenditori che perseguivano interessi propri. Nel frattempo, però, il personale del San Raffaele ha sempre lavorato con appropriatezza e dedizione, mantenendo, per quanto nelle proprie possibilità, il livello professionale e la redditività dell’Ospedale ad alto livello.

 

Non ultimo, rileviamo l’atteggiamento della nuova dirigenza, francamente evitante e demodè, indegno della formazione culturale internazionale cui Lei dice di richiamarsi. Non basta declamare di aver abbandonato il cupolone per lavorare a fianco dei dipendenti, quando poi ci si barrica, negli uffici al piano terra dell’Ospedale, con tanto di vigilanza ad impedire l’accesso, anche solo per consegnare la corrispondenza.

 

E’ urgente, dunque, che Lei, sig. Presidente, si apra al confronto con i lavoratori e le lavoratrici, perché solo attraverso il dialogo si potranno trovare soluzioni condivise per il rilancio del nostro Ospedale, soprattutto nell’interesse dei pazienti.