Ospedale S.Raffaele: la morte di Don Verzé agli occhi dei lavoratori
Questa mattina i lavoratori e le lavoratrici del San Raffaele si sono svegliati con la notizia della morte del Presidente della Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor.
Certamente era noto che le condizioni di salute di Don Verzé fossero precarie per le sue cardiopatie e il recente ricovero in terapia intensiva, prima di Natale. Ma poi aveva celebrato la Messa di Natale con la sua verve di sempre, attaccando i giornalisti e rassicurando i raffaelliani sul futuro del San Raffaele.
In realtà, negli ultimi mesi, la sua figura di Presidente era stata svuotata di ogni potere decisionale effettivo, rimanendo solo di rappresentanza. Questo è stato possibile solo nel momento in cui sono stati messi in luce i bilanci, dissestati dagli investimenti in società del gruppo che sempre più si allontanavano dal core business.
Il CdA nominato il 15 luglio scorso, dunque, rappresenta già la successione alla gestione del San Raffaele, necessaria per il risanamento dei conti.
Oggi, 31 dicembre, siamo ancora nel pieno della fase prevista dal concordato preventivo, che potrà scongiurare il fallimento. Le offerte pervenute oggi confermano quanto già come lavoratori e lavoratrici sapevamo: la parte sana del San Raffaele, a cui verrà conferito tutto il personale di Fondazione, quindi l’attività sanitaria, clinica, della ricerca e della formazione, ha un valore superiore anche a quello fin’ora offerto da IOR e Malacalza. Questo conferma quanto USB afferma da mesi: la Regione farebbe bene ad acquisire la struttura, per avere pieno controllo della destinazione dei finanziamenti che fa, sapendo che il debito si ripaga da solo con l’attività ospedaliera.
In ogni caso, qualunque sarà la nuova proprietà del San Raffaele dovrà salvaguardare la specificità che costituisce come grande policlinico, che ha creato eccellenze sia nella cura e nell’assistenza che nella ricerca e nella formazione.
Coordinamento aziendale USB – Ospedale San Raffaele