Presidio alla Decathlon di Lissone per i diritti dei lavoratori
Pubblichiamo un articolo apparso su Infonodo
Lissone – Presidio dell'Usb davanti alla Decathlon per chiedere un contratto aziendale
Lissone – Sabato pomeriggio. Nella giornata consacrata dalle famiglie agli acquisti, mentre i clienti entrano nel punto vendita della Decathlon, catena di negozi specializzata in materiale sportivo della multinazionale francese Oxylane, l'Usb ( Unione sindacale di base) ha allestito un banchetto per informare i clienti del negozio sulle condizioni dei lavoratori Decathlon e sulle richieste di miglioramento della loro situazione contrattuale.
Con un giro d'affari, nel 2010, di 5,978 miliardi di euro, 50.000 dipendenti in tutto il mondo, principalmente in Europa, ma anche in Cina, India, Russia e Brasile, la Oxylane si pone come una delle principali aziende nella vendita di prodotti per lo sport.
Dopo la Francia, madrepatria della Oxylane, è l'talia la nazione con la maggior presenza di negozi: 68 Decathlon, 3 Koodza (altro marchio Oxylane) e 34 negozi affiliati a Skimium, il sistema online per il noleggio di materiale per lo sci messo a punto dall'azienda.
Sul sito della Oxylane si può leggere che l'azienda "si impegna ovunque è presente ad essere un attore responsabile della vita economica e sociale".
Che succede a Lissone ai lavoratori Decathlon?
Lo abbiamo chiesto a Franco Calandri dell'Usb di Monza e Brianza.
Qual è il motivo di questa iniziativa davanti al negozio Decathlon?
Abbiamo aperto un intervento sindacale da alcuni mesi, in quanto abbiamo diversi tesserati tra i lavoratori di questa struttura commerciale. Abbiamo chiesto un tavolo di trattativa per arrivare ad un accordo aziendale che migliori le pessime condizioni che ha introdotto il contratto nazionale.
Faccio l'esempio dei giorni di malattia. Nel contratto nazionale del commercio siglato, ad aprile, dalla sigle di categoria di Cisl e Uil, ai lavoratori non verrano più pagati i primi tre giorni di malattia a partire dal quinto periodo di malattia in un anno. Questa riduzione sarà progressiva: 60% al terzo periodo di malattia, 50% al quarto e appunto nulla per i primi tre giorni di malattia dal quinto periodo in avanti.
Inoltre il contratto prevede che siano costretti a lavorare nei giorni festivi e alla domenica, senza nessun limite o contrattazione.
Insomma è un contratto che peggiora le condizioni dei lavoratori a fronte di aumenti salariali risibili. Si parla di 60 euro netti al mese, nell'arco di tre anni per un quarto livello.
Il dato drammatico, sul piano della democrazia nei luoghi di lavoro, è che questo contratto non è mai stato votato né discusso dai lavoratori in nessuna struttura del commercio, non solo alla Decathlon.
Noi abbiamo chiesto alla Decathlon di aprire un tavolo di trattativa per la contrattazione aziendale.
L'azienda ha respinto questa nostra richiesta. Per cui abbiamo iniziato, con oggi, un percorso di mobilitazione, con i lavoratori, per smuovere l'azienda dalla sua posizione e arrivare alla firma di un accordo aziendale.
Dobbiamo rilevare che, ultimamente, c'è stata una timida apertura da parte dell'azienda e il giorno 30/06 siamo stati convocati e avremo un primo incontro, come già avevamo chiesto da un mese a questa parte.
Qual è la composizione dell'RSU (rappresentanza sindacale unitaria) in questo punto vendita della Decathlon?
Questo è l'assurdo che in questa struttura non esiste alcun intervento sindacale, non si sono mai svolte le elezione con cui i lavoratori eleggono la loro rappresentanza sindacale, non esiste Rsu. Noi dell'Usb siamo il primo intervento sindacale all'interno dell'azienda ed è anche per questo che la Decathlon ci osteggia. Quello di eleggere per la prima volta una Rsu è un altro degli obiettivi che abbiamo in agenda.
Voi chiedete che si arrivi ad un contratto aziendale. Cosa dovrebbe contenere secondo voi questo contratto?
Oltre alla creazione di un rappresentanza sindacale all'interno dell'azienda con l'elezione di una Rsu, vogliamo che venga ripristinato il pagamento della malattia al 100% e decada il sistema della riduzione progressiva sui primi tre giorni di malattia, che venga pagata una “una tantum” di indennità contrattuale, non è mai stata data, di 800-900 euro all'anno, che si ponga maggiore attenzione alla sicurezza dei lavoratori e che venga fissato un tetto alle aperture domenicali, perché anche i lavoratori hanno diritto a stare con le loro famiglie. Inoltre chiediamo che una serie di contratti a tempo determinato in scadenza nel biennio 2011-2012 siano trasformati in contratti a tempo indeterminato.
Cisl e Uil a livello nazionale sono molto favorevoli alla contrattazione aziendale, qual è la loro posizione a livello locale su questa vicenda?
Qui sono assenti. Non ci sono, non c'è la Cisl, non c'è la Uil e non c'è nemmeno la Cgil. Siamo l'unico sindacato presente.
di k.ts.