USB P.I. Lodigiano: NON BASTA CAMBIARE L'ORCHESTRA,BISOGNA CAMBIARE LA MUSICA

Lodi -

Sembra passato un secolo dal 12 novembre scorso, quando il Governo Berlusconi ha tolto le tende e con lui il nostro Ministro Brunetta: l’euforia e l’ubriacatura  post-berlusconiana sono ormai definitivamente passate.

Noi non ci siamo mai illusi, consapevoli che le nefandezze ed i danni prodotti, in particolare alla pubblica amministrazione ed ai suoi lavoratori, non possono essere risanati  da un Governo composto da banchieri che rispondono unicamente ai dettati della BCE e della UE.

Chi, invece, in campo sindacale ha deciso  di appoggiarne la nascita, oggi si ritrova  a fare i conti con una manovra economica che ha un obiettivo molto chiaro: salvare le banche e far pagare la crisi ai lavoratori.

Quelle forze sindacali che, negli anni del Brunettismo, hanno avuto un ruolo accondiscendente, fino alla complicità con le peggiori scelte governative,  che:

  • tagliano  il fondo per il salario accessorio e di produttività
  • bloccano la possibilità delle progressioni orizzontali e verticali
  • consentono l’applicazione delle fasce di merito
  • bloccano i contratti fino al 2017
  • tentano di ridicolizzare i dipendenti pubblici facendoli passare per una massa di fannulloni ed incapaci
  • cercano di sfasciare quei servizi pubblici che rappresentano UN BENE COMUNE da difendere strenuamente

oggi chiamano allo sciopero unicamente per potere concertare con il Governo un nuovo patto sociale.

Un patto sociale che, secondo le loro intenzioni, dovrebbe fondarsi sui contenuti dell’accordo del 28 giugno scorso, consentendo a Governo e padronato di superare il valore dei Contratti Nazionali di Lavoro e regalando a queste organizzazioni sindacali  “unte dal signore” la titolarità esclusiva di rappresentanza dei lavoratori, eliminando ogni residuo di democrazia nei luoghi di lavoro.

Un nuovo patto sociale che, facendo proprie le compatibilità di bilancio imposte dalla U.E. ed il pagamento del debito pubblico, dovrebbe soppiantare quello del 1992/1993 con il quale, attraverso una drastica compressione dei salari e dei diritti fu sostegno a manovre finanziarie “lacrime e sangue”, sostenne le politiche governative per entrare nei parametri di Maastricht e poi nell’Unione Economica Monetaria dell’Euro.  No, grazie, abbiamo già dato!

Intanto i leader europei strutturano un nuovo “patto di bilancio interno” che rende ancora meno sovrani i singoli Stati dell’Eurozona, per imporre  misure economiche rigidissime a favore delle banche e  i cui costi sono interamente scaricati sui settori popolari.

Fra queste misure spicca l’obbligo di inserire il pareggio di bilancio nelle singole Costituzioni nazionali che, se non rispettato, comporterà un automatico ed ulteriore salasso per i dipendenti della pubblica amministrazione.

Noi siamo convinti che bisogna battersi per la cacciata di questo Governo e per l’uscita dall’Unione Europea e siamo impegnati, oltre che nelle iniziative in programma per questi giorni, nella costruzione dello sciopero generale di tutte le categorie per il mese di gennaio.

Non cancelliamo la nostra memoria, ma quelli che ci hanno ridotto in queste condizioni, perché un’alternativa è possibile, così com’è necessario tornare ad essere protagonisti delle decisioni per concretizzare i nostri bisogni collettivi, contribuendo a rafforzare chi da anni sostiene e difende gli interessi dei lavoratori e di un’amministrazione pubblica come bene comune!

In occasione delle elezioni RSU presentiamo e sosteniamo in ogni luogo di lavoro pubblico la  lista USB!

Organizziamo il conflitto e conquistiamoci il nostro futuro!