La responsabilità istituzionale ai tempi del Coronavirus: lavoratori e cittadini pretendono serietà!
Nella tarda serata del 7 marzo sono iniziate a circolare bozze del nuovo DPCM riguardante le misure di prevenzione della diffusione del COVID-19, precedute da anticipazioni giornalistiche allarmanti che parlavano di “chiusura” della Lombardia. Una chiusura non meglio declinata, un’informazione non gestita, una relazione tra il governo e i mezzi di comunicazione incontrollata, che ha scatenato reazioni di paura nella popolazione. Ne sono prova gli assalti ai treni, per fuggire dalla regione che, se non fanno onore a chi li ha irresponsabilmente compiuti, sono dovuti alla gestione vergognosa della comunicazione da parte di istituzioni e stampa. Quante di queste persone sono inconsapevolmente già contagiate? In treni stipati, quanti nuovi contagi? All’arrivo nelle destinazioni desiderate, come si espanderà l’infezione?
La lotta all’ultima fuga di notizie, scatenata dal conflitto di competenze tra Stato e Regioni, la propaganda costante, le decisioni tentennanti, le prese di posizione volte a fare aumentare la voglia di autonomia regionale, sono alla base di un caos comunicativo di cui i media naturalmente si nutrono, ma che hanno come conseguenza il panico nella cittadinanza.
Al di là di una comunicazione irresponsabile e sconsiderata, le misure adottate dal governo ci lasciano perplessi: stringenti ad elastiche insieme.
Si dice di evitare gli spostamenti anche all’interno della regione, ma non li si vieta espressamente.
Si impongono misure restrittive sui luoghi di lavoro, ma non chi controllerà che le misure siano rispettate? Per coloro che devono recarsi al lavoro nel pubblico e nel privato come si garantisce la sicurezza sui mezzi pubblici, visto che la prima risposta di Trenord all’emergenza che ha diminuito gli spostamenti è stata la riduzione dei convogli?
Tantissimi i lavoratori, pubblici e privati, vivono in regioni confinanti e lavorano in Lombardia. Quali misure a tutela del lavoro e della salute di questi pendolari? Quali tutele per chi non potrà svolgere la propria attività lavorativa?
Intanto il sistema sanitario pubblico regionale è al collasso, mancano i posti letto nelle terapie intensive, i reparti dove vengano contagiati i pazienti non possono essere aperti a coloro che necessitano di cure urgenti, mancano i macchinari necessari a fronteggiare l’emergenza e mancano i professionisti, perché non ci sono state le necessarie assunzioni. Il tanto efficiente sistema privato risulta pressoché inutile perché non attrezzato all’emergenza, avendo puntato tutto sulle patologie su cui si può lucrare.
Misure di sostegno alle famiglie e alle aziende continuano ad essere annunciate, ma ancora non c’è nulla di concreto, se non l’incentivazione di ferie e congedi, che però non possono essere misure bastevoli per la regione “motore economico del paese” chiusa fino al 3 aprile. Misure che avrebbero dovuto essere predisposte in anticipo rispetto alla chiusura della regione, così da consentire ai lavoratori e alle aziende di potersi mettere in sicurezza attivando con maggiore serenità tutte le misure di tutela, evitando così la diffusione di un panico economico che si unisce a quello sanitario.
Chiediamo che le misure protettive e di garanzia sia sanitarie che economiche per i cittadini e i lavoratori siano chiare e definite, chiediamo che si sblocchino immediatamente le assunzioni nella sanità, che la gestione degli interventi sanitari in regime di normalità vengano presi in carico senza oneri aggiuntivi dalla sanità privata e che le misure siano comunicate in modo chiaro alla popolazione.